Coordinate: 25°26′24″N 32°21′36″E

KV7: differenze tra le versioni

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'''KV7''' (sigla di '''K'''ing's '''V'''alley '''7''') è una delle tombe della [[Valle dei Re]] in [[Egitto]].
'''KV7''' ('''K'''ings' '''V'''alley '''7''')<ref group="N">Le tombe vennero classificate nel 1827, dalla numero 1 alla 22, da [[John Gardner Wilkinson]] in ordine geografico. Dalla numero 23 la numerazione segue l’ordine di scoperta.</ref> è la sigla che identifica una delle tombe della [[Valle dei Re]] in [[Egitto]]; era la sepoltura del [[faraone]] [[Ramses II]] ([[XIX dinastia egizia|XIX dinastia]]).


==Storia==
Questa è la tomba di [[Ramesse II]], morto all’età di oltre 80 anni, la cui [[mummia]] venne traslata da [[Herihor]] nella tomba di [[Seti I]] nell'anno 25° del regno di [[Ramesse XI]], per sottrarla ai saccheggi metodici della Valle. Successivamente, [[Pinedjem I]], della [[XXI dinastia egizia|XXI dinastia]], la fece nuovamente spostare sistemandola nel nascondiglio di [[Deir el-Bahari]] dove poi venne rinvenuta. <br/>
[[File:Flickr - archer10 (Dennis) - Egypt-4A-023.jpg|thumb|left|KV7, l’entrata al quarto corridoio]]
Quella di Ramesse II, conservata presso il [[Museo Egizio (Il Cairo)|Museo Egizio]] del [[Il Cairo|Cairo]] è una delle mummie egizie maggiormente studiata.<br/>
La tomba era nota fin dall’antichità, ma doveva essere alquanto piena di detriti derivanti da almeno dieci alluvioni<ref name="RefA">Theban Mapping Project.</ref>, come risulta dai rilievi stratigrafici. Queste causarono, inoltre, il rigonfiamento delle pareti scistose che causò il distacco di gran parte delle decorazioni parietali. Tali dovevano essere le precarie condizioni del sito che la spedizione franco-toscana di [[Ippolito Rosellini]], nel [[1828]]-[[1829]], la considerò non finita<ref>Nicholas Reeves e Richard Wilkinson, ''The complete valley of the Kings'', New York, Thames & Hudson, 2000, p. 140.</ref>. È noto, dal cosiddetto ''[[Papiro dello sciopero]]''<ref group="N">Oggi al [[Museo egizio (Torino)|Museo egizio di Torino]].</ref>, redatto nell'anno ventinovesimo di regno di [[Ramses III]], almeno un tentativo di intrusione da parte dei ladri.
Dalle analisi svolte risulta che il re, morto in tarda età, soffriva di spondiloartrosi e [[arteriosclerosi]].
La mummia presentava come era in uso il [[cuore]] al suo posto ed i capelli avevano ancora tracce di tintura rossa. <br/>
Nel [[1976]], a causa si una infestazione di parassiti, la mummia venne trasferita a [[Parigi]] per esami e trattamenti conservativi.<br/>
KV7 è una delle tombe più grandi e meglio decorate della Valle dei Re, pur dimostrando, per la sua stessa ubicazione, di aver subito almeno una dozzina di inondazioni nel corso dei millenni a causa di improvvisi rovesci.<br/>
Recentemente gli [[archeologia|archeologi]] hanno lavorato per vuotarla del tutto e verificare le condizioni statiche della struttura.


Durante la dinastia successiva, la [[XXI dinastia egizia|XXI]], il corpo di Ramses II venne dapprima traslato nella [[KV17]] e, successivamente, trasferito nella [[DB320]] di [[Deir el-Bahari]] ove venne rinvenuto nel [[1881]] <ref name="RefA" />.
La camera funeraria presenta il soffitto a volta e, in una camera laterale, si nota una figura di [[Osiride]] scolpita in altorilievo, simile a quella trovata in [[KV5]] identificata come tomba degli innumerevoli figli di questo sovrano.

La tomba venne rilevata e mappata da [[Richard Pococke]] nel [[1737]]-[[1738]], ugualmente mappata e rilevata dalla spedizione napoleonica del [[1799]], venne scavata nel [[1844]] da [[Karl Richard Lepsius]] e, successivamente, da [[Harry Burton]] nel [[1913]]-[[1914]] per conto di [[Theodore Davis]]. Sottoposta a rilievi epigrafici nel [[1938]] a cura di [[Charles Maystre]], venne nuovamente scavata dal [[Brooklyn Museum]] nel [[1978]] e mappata e rilevata nel [[1993]] dal [[Theban Mapping Project]]. Nel [[1993]], e successivamente nel [[2002]], la KV7 venne scavata e rilevata epigraficamente da [[Christian Leblanc]]<ref group="N">Christian Leblanc (n. 1948), egittologo francese direttore del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique)</ref><ref>Christian Leblanc (1997), ''The Tomb of Ramesses II and Remains of his Funerary Treasure'', su ''Egyptian Archaeology'', n.ro 10, pp. 11-13.</ref>.

==Architettura==
Architettonicamente, è una delle tombe più grandi della Valle dei Re con i suoi quasi 900 metri quadrati; planimetricamente, benché risalente alla XIX dinastia, risente ancora della struttura tipica delle tombe della [[XVIII dinastia egizia|XVIII]] ad ''[[Valle dei Re#XVIII dinastia|asse piegato]]''.
Tre corridoi discendenti (con angoli di inclinazione varianti tra i 12 e i 22 gradi) portano a un'anticamera che dà accesso a una camera colonnata. Altri due corridoi, ugualmente discendenti, portano a una seconda anticamera da cui si diparte, con asse ortogonale al corridoio stesso, un breve corridoio che dà accesso alla camera funeraria circondata da ulteriori sei locali uno dei quali, a sua volta, si apre su ulteriori due camere.

La camera funeraria, il locale più profondo della KV7, si trova a circa 58 metri di profondità rispetto al piano della Valle<ref name="RefA" />.

==Decorazioni==
Le ripetute alluvioni cui la tomba è stata soggetta nei millenni, almeno dieci, hanno causato il distacco di gran parte delle decorazioni parietali che si sono frammischiate nei vari strati di detriti<ref group="N">Il distacco di ampie parti di dimensioni relativamente grandi, consente di ricostruire molte delle scene.</ref>. È tuttavia possibile ricostruire il ciclo rappresentativo che ricorda quello della [[KV17]] di [[Seti I]]<ref name="RefB">Reeves e Wilkinson (2000), p. 142.</ref>. Così, nella camera funeraria sono ancora visibili capitoli del [[Libro delle Porte]]; le scale e alcuni tratti dei corridoi sono decorati con capitoli dell’[[Amduat]], delle [[Litanie di Ra]] e del Libro della Vacca celeste ricompreso nei [[Libri dei Cieli]]. Nell’anticamera alla camera sepolcrale, usanza che si perpetuerà con i re successivi, compaiono capitoli del [[Libro dei morti]], nonché rappresentazioni del [[Cerimonia di apertura della bocca|cerimoniale di apertura della bocca]] cui il re defunto veniva sottoposto per poter accedere all’aldilà<ref name="RefA" />.

Come particolarità, per la prima volta<ref name="RefB" /> compare, sull’architrave d’ingresso, il disco solare affiancato dalle dee [[Iside]] e [[Nefti]], mentre sui ritti interni dello stesso portale la dea [[Maat]] è inginocchiata sulle piante araldiche simbolo dell’[[Geografia dell'antico Egitto#Alto Egitto|Alto]] e [[Geografia dell'antico Egitto#Basso Egitto|Basso Egitto]]: rispettivamente il [[Loto egizio|loto]] per il sud e il [[Cyperus papyrus|papiro]] per il nord<ref name="RefB" />.

==Suppellettili funerarie==
[[File:Ramses II - The mummy.jpg|thumb|La mummia di Ramses II fotografata nel 1889 da Emil Brugsch (1842-1930)]]
Scarse sono le suppellettili funerarie certamente derivanti da questa sepoltura, tra queste un [[ushabti]] in [[bronzo]] rappresentante il re Ramses II con il copricapo [[nemes]], oggi al [[Ägyptisches Museum und Papyrussammlung|Museo egizio di Berlino]]<ref group="N">L’ushabty bronzeo di Ramses II faceva parte della Collezione di [[Heinrich Menu von Minutoli]], militare e appassionato di archeologia. Benché gran parte della collezione andò dispersa durante un naufragio, la restante parte fu alla base della collezione egizia dell’ Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, ovvero del Museo egizio di Berlino.</ref><ref name="RefB" />.

Altri due ushabti in legno, forse provenienti dalla KV7, sono oggi al [[Brooklyn Museum]] e al [[British Museum]], quest’ultimo montato su una base in legno risalente, però, al [[Terzo periodo intermedio dell'Egitto]].

Nel corso dei suoi scavi per conto di [[Theodore Davis]], [[Harry Burton]] portò alla luce solo scarsi frammenti di statue, ushabti, vasellame e, probabilmente, pezzi di un [[Sarcofago egizio|sarcofago]] o di un contenitore di [[vasi canopi]]. Negli [[anni 2000]], Christian Leblanc rinvenne frammenti di un sarcofago antropoide recante capitoli del [[Libro delle Porte]]<ref name="RefB" />.

Secondo il ''[[Papiro dello sciopero]]'' redatto dallo scriba Amonnakht, oggi al Museo egizio di Torino, almeno un tentativo di intrusione nella KV7 venne registrato nell’anno ventinovesimo di regno di Ramses III<ref group="N">Nello stesso papiro si riferisce del tentativo di furto perpetrato da Kenena, figlio di Ruta, nella ''tomba dei figli regali del re Osiride (Ramses II) '', la [[KV5#Decorazioni|KV5]].</ref>.

==La mummia reale==
Per sottrarre la mummia di Ramses II al saccheggio, questa venne trasferita nel corso della XX Dinastia dapprima nella [[KV17]] di suo padre, Seti I, e successivamente traslata nella [[DB320#Scoperta|DB320]] di Deir el-Bahari, ove venne rinvenuta nel 1881, racchiusa in un sarcofago verosimilmente predisposto, originariamente, per [[Ramses I]]<ref name="RefC">Reeves e Wilkinson (2000), p. 143.</ref>.

La mummia, che presentava come era in uso il [[cuore]] al suo posto ed i capelli avevano ancora tracce di colore rosso, venne sbendata nel [[1886]], a [[Bulaq]] presso l’allora sede del Museo Egiziano, da [[Gaston Maspero]] che rinvenne, tra le bende, la testimonianza in [[Scrittura ieratica|ieratico]] degli spostamenti cui il corpo era stato sottoposto. Il corpo si presentava in buone condizioni, ma nel [[1975]], a causa di un'infestazione di parassiti<ref group="N">Il parassita responsabile del deterioramento venne identificato in un fungo, il ''[[Abortiporus biennis|daedalea biennis]] fries'', che venne eliminato sottoponendo la mummia ad irradiazione con [[raggi gamma]] prodotti dal [[Cobalto-60]].</ref>, venne trasferito a [[Parigi]] per esami e trattamenti conservativi. In questa occasione <ref>Angelo Lepore (2008), ''La civiltà dell’Antico Egitto'', Milano, Lampi di Stampa, p. 304.</ref>, sottoposto ad ulteriori analisi risultò che il re era morto per un’infezione generalizzata, che soffriva di [[Carie dentaria|carie]] e [[parodontite]] e che la colonna vertebrale era affetta da [[artrite reumatoide]] anchilosante. Un’analisi della sabbia e dei pollini rinvenuti sul corpo<ref name="RefC" /> consentì di appurare che l’imbalsamazione era avvenuta nel nord del Paese, ad una certa distanza dal Nilo, giacché non furono rinvenuti pollini di piante palustri.

== Note ==
=== Annotazioni ===
<References group="N"/>

=== Fonti ===
<references/>


== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
* {{Cita libro |cognome= Cimmino |nome= Franco |wkautore= Franco Simmino |titolo= Ramses il Grande |traduttore= |serie=|numero= |editore= Rusconi |città= Santarcangelo di Romagna|anno= |isbn= | }}
*AAVV - La Valle dei Re - White Star
* {{Cita libro |cognome= Henry |nome= James |wkautore= Henry James|titolo= Ramses II |traduttore= |serie=|numero= |editore= White Star|città= Vercelli|anno= |isbn= | }}
*Busi, Graziella - Nefertiti: l'ultima dimora; il giallo della tomba KV55 - Ananke
* {{Cita libro |cognome= Kitchen |nome= Kenneth |wkautore= Kennet Kitchen|titolo= Il faraone trionfante |traduttore= |serie=|numero= |editore= Laterza|città= Bari|anno= |isbn= |)}}
*Leblanc, Christiane + Siliotti, Alberto - Nefertari e la Valle delle Regine - Giunti
* {{Cita libro |cognome= Tyldesley |nome= Joyce |wkautore= Joyce Tyldesley|titolo= Il faraone Ramses II |traduttore= |serie=|numero= |editore= Piemme|città= Casale Monferrato|anno= |isbn= |)}}
*Jacq, Christian - La Valle dei Re - Mondadori
* {{Cita libro |cognome= Reeves |nome= Nicholas |cognome2 = Wilkinson |nome2= Richard |wkautore2= Richard Wilkinson (egittologo) |titolo= The complete Valley of the Kings |lingua= inglese |editore= Thames & Hudson |città= New York |anno= 2000 |isbn= 0-500-05080-5 |cid= Reeves & Wilkinson (2000)}}
*Bongioanni, Alessandro - Luxor e la Valle dei Re - White Star
* {{Cita libro |cognome= Jacq |nome= Christian |wkautore= Christian Jacq |titolo= La Valle dei Re |traduttore= Elena Dal Pra |serie= [[Oscar Mondadori|O. Saggi]] |numero= 553 |editore= Mondadori |città= Milano |anno= 1998 |isbn= 88-04-44270-0 |cid= Jacq (1998)}}
*Siloitti, Alberto - Guida alla Valle dei Re, ai templi e alle necropoli tebane - White Star
* {{Cita libro |cognome= Bongioanni |nome= Alessandro |titolo= Luxor e la Valle dei Re |editore= White Star |città= Vercelli |anno= 2004 |isbn= 88-540-0109-0}}* Siloitti, Alberto - Guida alla Valle dei Re, ai templi e alle necropoli tebane - White Star
*Reeves, Nicholas - The complete Valley of the Kings (in inglese) - Thames & Hudson
* {{Cita libro |cognome= Siliotti |nome= Alberto |wkautore= Alberto Siliotti |titolo= La Valle dei Re |editore= White Star |città= Vercelli |anno= 2004 |isbn= 88-540-0121-X}}
*Cavillier, Giacomo - Il faraone guerriero, i sovrani del nuovo regno alla conquista dell'Asia - Tirrenia Stampatori
* {{Cita libro |cognome= Siliotti |nome= Alberto |titolo= Guida alla Valle dei Re, ai templi e alle necropoli tebane |editore= White Star |città= Vercelli |anno= 2010 |isbn= 978-88-540-1420-6}}
*Cimmino, Franco - Ramesses II il Grande - Rusconi
* {{Cita libro |cognome= Hornung |nome= Erik |wkautore= Erik Hornung |titolo= La Valle dei Re |traduttore= [[Umberto Gandini (giornalista)|Umberto Gandini]] |serie= ET Saggi |numero= 1260 |editore= Einaudi |città= Torino |anno= 2004 |isbn= 88-06-17076-7}}
*James, Henry - Ramesse II - White Star
* {{Cita libro |cognome= Roccati |nome= Alessandro |wkautore= Alessandro Roccati |titolo= L'area tebana |serie= Quaderni di Egittologia |numero= 1 |editore= Aracne |città= Roma |anno= 2005 |isbn= 88-7999-611-8}}
*Kitchen, Kenneth - Il faraone trionfante, Ramses II ed il suo tempo - Laterza

*Lalouette, Claire - L'impero dei Ramses - Newton & Compton
==Voci correlate==
*[[Christiane Desroches Noblecourt|Noblecourt, Christiane Desroches]] - Ramsete il figlio del sole - Sperling & Kupfer
* [[Storia dell'antico Egitto]]
*Tyldesley, Joyce - Il faraone, Ramses II - Piemme


== Altri progetti ==
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
*{{en}} [http://www.thebanmappingproject.com/ Theban Mapping Project]
* {{cita web|1=http://www.thebanmappingproject.com/|2=Theban Mapping Project|lingua=en|accesso=22 febbraio 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061205053032/http://thebanmappingproject.com/|dataarchivio=5 dicembre 2006|urlmorto=sì}}


{{Valle dei Re}}
{{Valle dei Re}}


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[[Categoria:Tombe della Valle dei Re|KV07]]
[[Categoria:Tombe della Valle dei Re|KV07]]

Versione attuale delle 16:16, 15 apr 2024

KV7
Isometria, planimetria e alzato della KV7
CiviltàAntico Egitto
UtilizzoTomba di Ramses II
EpocaNuovo Regno (XIX dinastia)
Localizzazione
StatoEgitto (bandiera) Egitto
LocalitàLuxor
Dimensioni
Superficie868,4 
Altezzamax 5,82 m
Larghezzamax 13,06 m
Lunghezzamax 168,05 m
Volume2.286,43 m³
Scavi
Data scoperta18881905/6
ArcheologoDeressy
Amministrazione
PatrimonioTebe (Valle dei Re)
EnteMinistero delle Antichità
Sito webwww.thebanmappingproject.com/sites/browse_tomb_821.html
Mappa di localizzazione
Map

KV7 (Kings' Valley 7)[N 1] è la sigla che identifica una delle tombe della Valle dei Re in Egitto; era la sepoltura del faraone Ramses II (XIX dinastia).

KV7, l’entrata al quarto corridoio

La tomba era nota fin dall’antichità, ma doveva essere alquanto piena di detriti derivanti da almeno dieci alluvioni[1], come risulta dai rilievi stratigrafici. Queste causarono, inoltre, il rigonfiamento delle pareti scistose che causò il distacco di gran parte delle decorazioni parietali. Tali dovevano essere le precarie condizioni del sito che la spedizione franco-toscana di Ippolito Rosellini, nel 1828-1829, la considerò non finita[2]. È noto, dal cosiddetto Papiro dello sciopero[N 2], redatto nell'anno ventinovesimo di regno di Ramses III, almeno un tentativo di intrusione da parte dei ladri.

Durante la dinastia successiva, la XXI, il corpo di Ramses II venne dapprima traslato nella KV17 e, successivamente, trasferito nella DB320 di Deir el-Bahari ove venne rinvenuto nel 1881 [1].

La tomba venne rilevata e mappata da Richard Pococke nel 1737-1738, ugualmente mappata e rilevata dalla spedizione napoleonica del 1799, venne scavata nel 1844 da Karl Richard Lepsius e, successivamente, da Harry Burton nel 1913-1914 per conto di Theodore Davis. Sottoposta a rilievi epigrafici nel 1938 a cura di Charles Maystre, venne nuovamente scavata dal Brooklyn Museum nel 1978 e mappata e rilevata nel 1993 dal Theban Mapping Project. Nel 1993, e successivamente nel 2002, la KV7 venne scavata e rilevata epigraficamente da Christian Leblanc[N 3][3].

Architettonicamente, è una delle tombe più grandi della Valle dei Re con i suoi quasi 900 metri quadrati; planimetricamente, benché risalente alla XIX dinastia, risente ancora della struttura tipica delle tombe della XVIII ad asse piegato. Tre corridoi discendenti (con angoli di inclinazione varianti tra i 12 e i 22 gradi) portano a un'anticamera che dà accesso a una camera colonnata. Altri due corridoi, ugualmente discendenti, portano a una seconda anticamera da cui si diparte, con asse ortogonale al corridoio stesso, un breve corridoio che dà accesso alla camera funeraria circondata da ulteriori sei locali uno dei quali, a sua volta, si apre su ulteriori due camere.

La camera funeraria, il locale più profondo della KV7, si trova a circa 58 metri di profondità rispetto al piano della Valle[1].

Le ripetute alluvioni cui la tomba è stata soggetta nei millenni, almeno dieci, hanno causato il distacco di gran parte delle decorazioni parietali che si sono frammischiate nei vari strati di detriti[N 4]. È tuttavia possibile ricostruire il ciclo rappresentativo che ricorda quello della KV17 di Seti I[4]. Così, nella camera funeraria sono ancora visibili capitoli del Libro delle Porte; le scale e alcuni tratti dei corridoi sono decorati con capitoli dell’Amduat, delle Litanie di Ra e del Libro della Vacca celeste ricompreso nei Libri dei Cieli. Nell’anticamera alla camera sepolcrale, usanza che si perpetuerà con i re successivi, compaiono capitoli del Libro dei morti, nonché rappresentazioni del cerimoniale di apertura della bocca cui il re defunto veniva sottoposto per poter accedere all’aldilà[1].

Come particolarità, per la prima volta[4] compare, sull’architrave d’ingresso, il disco solare affiancato dalle dee Iside e Nefti, mentre sui ritti interni dello stesso portale la dea Maat è inginocchiata sulle piante araldiche simbolo dell’Alto e Basso Egitto: rispettivamente il loto per il sud e il papiro per il nord[4].

Suppellettili funerarie

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La mummia di Ramses II fotografata nel 1889 da Emil Brugsch (1842-1930)

Scarse sono le suppellettili funerarie certamente derivanti da questa sepoltura, tra queste un ushabti in bronzo rappresentante il re Ramses II con il copricapo nemes, oggi al Museo egizio di Berlino[N 5][4].

Altri due ushabti in legno, forse provenienti dalla KV7, sono oggi al Brooklyn Museum e al British Museum, quest’ultimo montato su una base in legno risalente, però, al Terzo periodo intermedio dell'Egitto.

Nel corso dei suoi scavi per conto di Theodore Davis, Harry Burton portò alla luce solo scarsi frammenti di statue, ushabti, vasellame e, probabilmente, pezzi di un sarcofago o di un contenitore di vasi canopi. Negli anni 2000, Christian Leblanc rinvenne frammenti di un sarcofago antropoide recante capitoli del Libro delle Porte[4].

Secondo il Papiro dello sciopero redatto dallo scriba Amonnakht, oggi al Museo egizio di Torino, almeno un tentativo di intrusione nella KV7 venne registrato nell’anno ventinovesimo di regno di Ramses III[N 6].

La mummia reale

[modifica | modifica wikitesto]

Per sottrarre la mummia di Ramses II al saccheggio, questa venne trasferita nel corso della XX Dinastia dapprima nella KV17 di suo padre, Seti I, e successivamente traslata nella DB320 di Deir el-Bahari, ove venne rinvenuta nel 1881, racchiusa in un sarcofago verosimilmente predisposto, originariamente, per Ramses I[5].

La mummia, che presentava come era in uso il cuore al suo posto ed i capelli avevano ancora tracce di colore rosso, venne sbendata nel 1886, a Bulaq presso l’allora sede del Museo Egiziano, da Gaston Maspero che rinvenne, tra le bende, la testimonianza in ieratico degli spostamenti cui il corpo era stato sottoposto. Il corpo si presentava in buone condizioni, ma nel 1975, a causa di un'infestazione di parassiti[N 7], venne trasferito a Parigi per esami e trattamenti conservativi. In questa occasione [6], sottoposto ad ulteriori analisi risultò che il re era morto per un’infezione generalizzata, che soffriva di carie e parodontite e che la colonna vertebrale era affetta da artrite reumatoide anchilosante. Un’analisi della sabbia e dei pollini rinvenuti sul corpo[5] consentì di appurare che l’imbalsamazione era avvenuta nel nord del Paese, ad una certa distanza dal Nilo, giacché non furono rinvenuti pollini di piante palustri.

  1. ^ Le tombe vennero classificate nel 1827, dalla numero 1 alla 22, da John Gardner Wilkinson in ordine geografico. Dalla numero 23 la numerazione segue l’ordine di scoperta.
  2. ^ Oggi al Museo egizio di Torino.
  3. ^ Christian Leblanc (n. 1948), egittologo francese direttore del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique)
  4. ^ Il distacco di ampie parti di dimensioni relativamente grandi, consente di ricostruire molte delle scene.
  5. ^ L’ushabty bronzeo di Ramses II faceva parte della Collezione di Heinrich Menu von Minutoli, militare e appassionato di archeologia. Benché gran parte della collezione andò dispersa durante un naufragio, la restante parte fu alla base della collezione egizia dell’ Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, ovvero del Museo egizio di Berlino.
  6. ^ Nello stesso papiro si riferisce del tentativo di furto perpetrato da Kenena, figlio di Ruta, nella tomba dei figli regali del re Osiride (Ramses II) , la KV5.
  7. ^ Il parassita responsabile del deterioramento venne identificato in un fungo, il daedalea biennis fries, che venne eliminato sottoponendo la mummia ad irradiazione con raggi gamma prodotti dal Cobalto-60.
  1. ^ a b c d Theban Mapping Project.
  2. ^ Nicholas Reeves e Richard Wilkinson, The complete valley of the Kings, New York, Thames & Hudson, 2000, p. 140.
  3. ^ Christian Leblanc (1997), The Tomb of Ramesses II and Remains of his Funerary Treasure, su Egyptian Archaeology, n.ro 10, pp. 11-13.
  4. ^ a b c d e Reeves e Wilkinson (2000), p. 142.
  5. ^ a b Reeves e Wilkinson (2000), p. 143.
  6. ^ Angelo Lepore (2008), La civiltà dell’Antico Egitto, Milano, Lampi di Stampa, p. 304.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • (EN) Theban Mapping Project, su thebanmappingproject.com. URL consultato il 22 febbraio 2006 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2006).