Roberto Maroni: differenze tra le versioni
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=== Procedimenti giudiziari anni 1990 === |
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Il 16 settembre [[1998]] Roberto Maroni fu condannato in primo grado a 8 mesi per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale<ref>[http://www.stopcensura.com/2011/02/maroni-il-moralista-lunico-ministro_07.html ''Maroni il moralista: l'unico ministro dell'Interno denunciato per resistenza a pubblico ufficiale'']. Stop Censura. Notizie e foto. 7 febbraio 2011.</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/23/Zuffa_con_Digos_Bossi_condannato_co_0_9807231725.shtml Zuffa con la Digos, Bossi condannato]</ref>. La Corte di appello di Milano il 19 dicembre [[2001]] ha confermato la decisione di primo grado riducendo la pena a 4 mesi e 20 giorni perché nel frattempo il reato di oltraggio era stato abrogato<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/11/11/bossi-condannato-rischia-il-carcere-sono-pronto.html Bossi condannato rischia il carcere Sono pronto, ai leader succede]</ref>. La [[corte suprema di cassazione|Cassazione]] nel 2004 ha poi confermato la condanna commutandola però in una pena pecuniaria di 5.320 euro<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2004/febbraio/10/Via_Bellerio_rifare_processo_Bossi_co_9_040210058.shtml Via Bellerio, da rifare il processo a Bossi]</ref>. Per la Suprema Corte «la resistenza» di Maroni e degli altri leghisti «non risultava motivata da valori etici, mentre la provocazione era esclusa dal fatto che non si era in presenza di un comportamento oggettivamente ingiusto ad opera dei pubblici ufficiali». In modo particolare gli atti compiuti da Maroni sono stati ritenuti «inspiegabili episodi di resistenza attiva [...] e proprio per questo del tutto ingiustificabili»<ref>[http://documenti.camera.it/leg16/dossier/Testi/GI0303.htm#_Toc248569337 Cass. pen. Sez. VI, (ud. 09-02-2004) 09-03-2004, n. 10773]</ref>. |
Il 16 settembre [[1998]] Roberto Maroni fu condannato in primo grado a 8 mesi per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale<ref>[http://www.stopcensura.com/2011/02/maroni-il-moralista-lunico-ministro_07.html ''Maroni il moralista: l'unico ministro dell'Interno denunciato per resistenza a pubblico ufficiale'']. Stop Censura. Notizie e foto. 7 febbraio 2011.</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/23/Zuffa_con_Digos_Bossi_condannato_co_0_9807231725.shtml Zuffa con la Digos, Bossi condannato]</ref>, per aver tentato di mordere un polpaccio a un agente di polizia incaricato di perquisire la sede del partito in via Bellerio a Milano. La Corte di appello di Milano il 19 dicembre [[2001]] ha confermato la decisione di primo grado riducendo la pena a 4 mesi e 20 giorni perché nel frattempo il reato di oltraggio era stato abrogato<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/11/11/bossi-condannato-rischia-il-carcere-sono-pronto.html Bossi condannato rischia il carcere Sono pronto, ai leader succede]</ref>. La [[corte suprema di cassazione|Cassazione]] nel 2004 ha poi confermato la condanna commutandola però in una pena pecuniaria di 5.320 euro<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2004/febbraio/10/Via_Bellerio_rifare_processo_Bossi_co_9_040210058.shtml Via Bellerio, da rifare il processo a Bossi]</ref>. Per la Suprema Corte «la resistenza» di Maroni e degli altri leghisti «non risultava motivata da valori etici, mentre la provocazione era esclusa dal fatto che non si era in presenza di un comportamento oggettivamente ingiusto ad opera dei pubblici ufficiali». In modo particolare gli atti compiuti da Maroni sono stati ritenuti «inspiegabili episodi di resistenza attiva [...] e proprio per questo del tutto ingiustificabili»<ref>[http://documenti.camera.it/leg16/dossier/Testi/GI0303.htm#_Toc248569337 Cass. pen. Sez. VI, (ud. 09-02-2004) 09-03-2004, n. 10773]</ref>. |
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==== Processo alla Guardia Nazionale Padana ==== |
==== Processo alla Guardia Nazionale Padana ==== |
Versione delle 11:13, 18 lug 2019
Roberto Maroni | |
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Presidente della Regione Lombardia | |
Durata mandato | 18 marzo 2013 – 26 marzo 2018 |
Predecessore | Roberto Formigoni |
Successore | Attilio Fontana |
Ministro dell'interno | |
Durata mandato | 11 maggio 1994 – 17 gennaio 1995 |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Nicola Mancino |
Successore | Antonio Brancaccio |
Durata mandato | 8 maggio 2008 – 16 novembre 2011 |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Giuliano Amato |
Successore | Annamaria Cancellieri |
Ministro del lavoro e delle politiche sociali | |
Durata mandato | 11 giugno 2001 – 17 maggio 2006 |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Cesare Salvi |
Successore | Cesare Damiano |
Vicepresidente del Consiglio dei ministri | |
Durata mandato | 11 maggio 1994 – 17 gennaio 1995 |
Contitolare | Giuseppe Tatarella |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Claudio Martelli |
Successore | Walter Veltroni |
Segretario federale della Lega Nord | |
Durata mandato | 1º luglio 2012 – 15 dicembre 2013 |
Predecessore | Umberto Bossi |
Successore | Matteo Salvini |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 23 aprile 1992 – 14 marzo 2013 |
Legislatura | XI, XII, XIII, XIV, XV, XVI |
Gruppo parlamentare | Lega Nord Padania |
Coalizione | PdL-LN-MpA |
Circoscrizione | Milano (XIII), Como (XI, XV, XVI) |
Collegio | Varese (XII, XIV) |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Democrazia Proletaria (1978-1979) Lega Lombarda (1982-1989) Lega Nord (dal 1989) |
Titolo di studio | Laurea in Giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Milano |
Professione | Politico, Dirigente di Partito |
Firma |
Roberto Ernesto Maroni (Varese, 15 marzo 1955) è un politico italiano, segretario federale della Lega Nord dal 1º luglio 2012 al 15 dicembre 2013. È stato Ministro dell'interno nei governi Berlusconi I e Berlusconi IV, Ministro del lavoro e delle politiche sociali nei governi Berlusconi II e Berlusconi III. È stato presidente della Regione Lombardia dal 2013 al 2018.
Biografia
Dall'adolescenza al 1979
Studia al Liceo Classico Cairoli di Varese, dove è allievo del professore cattolico marxista Cesare Revelli[2], che lo indirizza alla politica.[3]
All'età di 16 anni (1971) milita in un gruppo marxista-leninista[4] di Varese; fino al 1979 frequenta il movimento d'estrema sinistra Democrazia Proletaria[5].
In questo periodo ha un'esperienza come conduttore radiofonico in una radio libera, Radio Varese[6].
L'inizio dell'attività politica
Nello stesso anno, il 1979, conosce Umberto Bossi[7] e tra i due inizia una collaborazione politica[8]. Umberto Bossi incontra a Pavia Bruno Salvadori dell'Union Valdôtaine, movimento autonomista della Valle d'Aosta e decide immediatamente di unirsi alla sua causa e insieme a Salvadori e Maroni fonda la società editoriale Nord Ovest. Dopo la morte prematura di Salvadori (1980), Bossi rimane da solo a ripianare i debiti del giornale. Il 12 aprile 1982 Bossi, assieme a Giuseppe Leoni, Manuela Marrone, Pierangelo Brivio, Marino Moroni ed Enrico Sogliano, fonda la Lega Lombarda. Mentre Bossi è segretario politico, Maroni contribuisce all'organizzazione del nuovo partito nella provincia di Varese, facendo anche parte del Consiglio nazionale del movimento. Nel 1985 è eletto consigliere comunale a Varese. La Lega elegge i primi rappresentanti anche a Gallarate e nel consiglio provinciale.
Laureatosi in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Milano[9][10], Maroni si reca a L'Aquila, in Abruzzo, per sostenere l'esame di Stato da procuratore[11] e fa il praticante avvocato presso l'avv. Calligari a Varese[12].
Lavora quindi per diverse società: nell'ufficio legale del Banco Ambrosiano[13] guidato da Roberto Calvi[14], poi è manager legale della multinazionale statunitense Avon cosmetici[15] e consulente per la Mythos.[16]
Nel 1989 Roberto Maroni partecipa alla fondazione della Lega Nord di cui ricopre dal 2002 l'incarico di Coordinatore della Segreteria politica federale presieduta dal segretario federale Umberto Bossi (fino al 2012) chiamata a decidere la linea politica del Movimento a livello nazionale e locale[17].
Dal 2007 al 2011 è il secondo Presidente del Parlamento del Nord. In precedenza ricopre anche l'incarico di "primo ministro della Padania" succedendo a Francesco Speroni.
Il 4 dicembre 2011 è nominato Presidente della Commissione Cittadinanza, Immigrazione, Sicurezza del Parlamento del Nord.
Il primo mandato da deputato (1992-94)
È deputato alla Camera dal 1992, dove ha ricoperto la carica di presidente del gruppo parlamentare leghista. Entra nel consiglio federale della Lega e segue per conto della segreteria di Bossi le più importanti vicende politiche di quegli anni. Sempre nel 1992 contribuisce alla vittoria della Lega Nord alle elezioni amministrative, culminata nell'elezione del primo sindaco leghista in una città capoluogo di provincia, Varese; Maroni entra in quella prima giunta leghista come assessore comunale al Territorio nella Giunta di Raimondo Fassa.
Dal 1983 Roberto Maroni ricopre il ruolo di tastierista, suonando l'organo Hammond, nei Distretto 51[18], band di Varese che ripropone noti brani pop, rock e soul. Nel 2005 il gruppo musicale ha pubblicato il primo album, Live @ Molina, assieme allo Greensleeves Gospel Choir e con la collaborazione di Vince Tempera, nel quale sono contenute cover di artisti quali Bob Dylan, Bruce Springsteen, Marvin Gaye, Sam Cooke, Paul Simon, Traffic e Carole King. Nel 2008, in occasione del venticinquennale della band, è uscito il libro Shot Gun Blues, La Vera Storia del Distretto 51, scritto dal giornalista Gianni Beraldo ed edito dalla Macchione.
Ministro dell'Interno nel primo governo Berlusconi (1994-1995)
È Ministro dell'interno e Vicepresidente del Consiglio dei ministri, per otto mesi, nel 1994, sotto il primo governo Berlusconi.
Il caso del "decreto Biondi"
In quei mesi, si è distinto per la polemica instaurata in merito al decreto Biondi sull'abolizione della custodia cautelare, che ha suscitato numerose polemiche perché è servita a far uscire di prigione i corrotti di Tangentopoli[19] e a proteggere certe categorie economiche privilegiate. Il decreto fu firmato da Maroni stesso, oltre che dal Ministro di grazia e giustizia Alfredo Biondi. Il giorno successivo Maroni accusò di essere stato imbrogliato e di non aver compreso realmente l'entità del provvedimento: "Faccio autocritica perché il governo ha dato l'impressione di voler proteggere alcuni amici"[20]. Si trattava di un segnale di crisi, primo indizio dell'uscita della Lega dalla coalizione di maggioranza[21], con la conseguente caduta del governo Berlusconi avvenuta qualche mese dopo e le elezioni politiche italiane del 1996. Maroni si oppose alla sfiducia, ricevette per questo feroci critiche da Bossi e rimase temporaneamente fuori dalla Lega.[22][23]
La fase secessionista (1996-2001)
È al fianco di Umberto Bossi nella svolta secessionista[24] della Padania (la cui dichiarazione d'indipendenza avvenne a Venezia il 15 settembre 1996[senza fonte]) e viene indagato dalla Magistratura per reati legati al vilipendio dell'unità nazionale e accusato di aver causato uno stato di "depressione del sentimento nazionale" tra i propri concittadini a causa della diffusione delle proprie opinioni sull'indipendenza della Padania.
I fatti di via Bellerio
Il 12 agosto 1996 il Procuratore della Repubblica di Verona Guido Papalia avviò delle indagini sulla Guardia Nazionale Padana[25], sospettata di essere un'organizzazione paramilitare[26], tesa ad attentare all'unità dello Stato[27] (reato previsto dagli articoli 241 e 283 del Codice penale)[24][28].
Il 18 settembre venne così disposta la perquisizione delle residenze di Corinto Marchini, capo delle "camicie verdi"[29], Enzo Flego e Sandrino Speri, dell'ufficio di Speri nella sede leghista di Verona e di un locale della sede federale di Milano della Lega Nord, ritenuto nella disponibilità dello stesso Marchini. Le operazioni iniziarono alle 7 del mattino e alle 11 due pattuglie della Digos di Verona si presentarono alla sede della Lega di via Bellerio a Milano con Marchini a bordo. A tale perquisizione, operata dalla Polizia di Stato[30], si opposero alcuni militanti e politici leghisti fra cui Maroni, che ne contestavano la validità. Tuttavia nel pomeriggio, dopo una consultazione con la Procura di Verona e un nuovo mandato di perquisizione, la Polizia decise di fare irruzione, incontrando la resistenza dei militanti e dirigenti padani. A questo punto scattò la carica per superare l'ostacolo e raggiungere l'ufficio indicato dall'indagato. Corinto Marchini aveva infatti indicato come proprio ufficio un locale che si rivelò invece essere, come scritto sulla porta, l'ufficio di Roberto Maroni; nessun altro locale venne identificato come un possibile ufficio dell'indagato. Il Procuratore decise di ignorare tale informazione e di far perquisire ugualmente l'ufficio. Si contarono contusi da entrambe le parti. Maroni, caricato su una barella, venne portato in ospedale[31].
Contro la perquisizione la Camera dei deputati nel 2003 avanzò ricorso per «conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, chiedendo alla Corte costituzionale di dichiarare che non spetta all'autorità giudiziaria (ed in particolare alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona) di disporre e di far eseguire la perquisizione del domicilio del parlamentare Roberto Maroni». Nel 2004 la Corte Costituzionale darà ragione alla Camera[32]. La Cassazione, nel 2009, si adeguò[33].
Procedimenti giudiziari anni 1990
Resistenza a pubblico ufficiale
Il 16 settembre 1998 Roberto Maroni fu condannato in primo grado a 8 mesi per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale[34][35], per aver tentato di mordere un polpaccio a un agente di polizia incaricato di perquisire la sede del partito in via Bellerio a Milano. La Corte di appello di Milano il 19 dicembre 2001 ha confermato la decisione di primo grado riducendo la pena a 4 mesi e 20 giorni perché nel frattempo il reato di oltraggio era stato abrogato[36]. La Cassazione nel 2004 ha poi confermato la condanna commutandola però in una pena pecuniaria di 5.320 euro[37]. Per la Suprema Corte «la resistenza» di Maroni e degli altri leghisti «non risultava motivata da valori etici, mentre la provocazione era esclusa dal fatto che non si era in presenza di un comportamento oggettivamente ingiusto ad opera dei pubblici ufficiali». In modo particolare gli atti compiuti da Maroni sono stati ritenuti «inspiegabili episodi di resistenza attiva [...] e proprio per questo del tutto ingiustificabili»[38].
Processo alla Guardia Nazionale Padana
Maroni è stato anche imputato a Verona[39] come ex capo delle camicie verdi, insieme al altri 44 leghisti, con le accuse di attentato contro la Costituzione e l'integrità dello Stato e creazione di struttura paramilitare fuorilegge[40]. Ma i primi due reati sono stati ampiamente ridimensionati dalla Legge 24 febbraio 2006, n. 85[41] varata dal centrodestra allo scadere della legislatura[42][43]. Restava in piedi solo il terzo, ma anche da questo Maroni ottiene il non luogo a procedere nel dicembre 2009[44], e comunque il divieto di associazioni di carattere militare previsto dal Decreto Legislativo 14 febbraio 1948, n. 43 è stato poi abrogato dal Decreto Legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (art. 2268, c. 1, punto 297)[45].
Il 1º ottobre 2010, dopo le pause di qualche anno per aspettare la delibera prima di Strasburgo e poi della Corte costituzionale, sulla posizione dei 36 indagati che al tempo ricoprivano cariche di eurodeputato o di parlamentare, la difesa ha sollevato un'eccezione, con riferimento all'entrata in vigore imminente, l'8 ottobre, del nuovo Codice di ordinamento militare che abroga l'associazione a carattere militare[46][47].
Il 26 febbraio 2012 il giudice ha sollevato dubbio di legittimità sui 2 decreti con cui nel 2010 il governo Berlusconi aveva cancellato articoli di legge per il reato di associazione militare con fini politici.[29]
Ministro del Welfare (2001-2006)
Lavora, nell'ambito della nuova coalizione della Casa delle Libertà, quale delegato leghista alla definizione del programma per le elezioni politiche del 2001, nelle quali viene rieletto deputato nel collegio uninominale di Varese.
Nei governi Berlusconi II e III ha ricoperto l'incarico di ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Il caso Marco Biagi
Nel 2001 Roberto Maroni riceveva una lettera dal giuslavorista Marco Biagi, suo collaboratore al Ministero del lavoro che lamentava una non adeguata protezione per minacce telefoniche anonime, ripetutamente ricevute[48]. Roberto Maroni, preoccupato, in nota scritta del 29 agosto 2001, scriveva al prefetto Giuseppe Romano: Ritengo pertanto di sottoporre alle necessarie valutazioni una situazione che necessita di ogni attenzione[49]. Malgrado la sollecitazione non furono adottati adeguati provvedimenti di protezione e Marco Biagi fu ucciso dalle Nuove Brigate Rosse.
Lo scalone pensionistico
Tra le norme volute da Maroni in qualità di Ministro del lavoro e delle politiche sociali, anche il discusso "Scalone", che innalza l'età pensionabile dai 57 ai 60 anni. Inizialmente previsto di cinque anni, lo scalone è stato infatti poi ridotto a tre. Lo scalone è entrato in vigore nel 2008, aspramente criticata dalle forze di centrosinistra; il governo Prodi l’ha abolito.
Deputato (2006-2008)
È stato rieletto deputato nel elezioni politiche del 2006 per le liste della Lega nella circoscrizione Lombardia 2. Nella XV Legislatura è membro della Commissione Affari Esteri e della Giunta delle Elezioni. È stato capogruppo della Lega Nord Padania alla Camera. Dal 2007 al 2011 è il secondo Presidente del Parlamento del Nord; in precedenza aveva ricoperto anche l'incarico di Primo ministro della Padania, succedendo a Francesco Speroni.
Il sostegno al download di musica P2P
Nel settembre 2006 fece scalpore la dichiarazione di Maroni a Vanity Fair nella quale asseriva di scaricare musica digitale illegalmente[50]: la provocazione, a suo avviso, serviva a portare il caso della difficile reperibilità di mp3 a basso costo nel web al Parlamento. Il fatto costrinse la FIMI ad un comunicato stampa con cui la federazione dell'industria musicale italiana condannava le parole dell'ex-ministro, affermando che oltre sedici milioni di download legali venivano effettuati ogni anno in Italia[51].
Indagine per finanziamento illecito
Nel 2009 Maroni viene indagato a Milano per finanziamento illecito, relativamente a somme ricevuto tra 2007 e 2008 per conzulenze dalla società Mythos.[52] Nel 2010 però la procura di Roma (dove era stata trasferita l'inchiesta), chiede l'archiviazione, che viene poi disposta dal Giudice per le indagini preliminari della capitale, essendo stato accertato dal PM che "quei soldi erano il pagamento di una consulenza legale resa regolarmente da Maroni alla Mythos".[53][54][55]
Consigliere comunale a Porretta Terme
Nel 2009 è diventato consigliere comunale del Comune di Porretta Terme in provincia di Bologna. Candidato alle elezioni amministrative del 2007 non era stato eletto. Diventa consigliere comunale in seguito alla rinuncia di altri suoi colleghi di opposizione. Il 3 luglio 2010, l'edizione locale de Il Resto del Carlino dà la notizia delle sue dimissioni, rassegnate per mancanza di tempo.[56]
Ministro dell'Interno (2008-2011)
Il 7 maggio 2008 Silvio Berlusconi gli ha affidato l'incarico di Ministro dell'interno. La sua proposta di prendere le impronte digitali a chi non fosse in grado di documentare la propria identità, con particolare attenzione ai bambini rom, viene da lui definita "Un provvedimento atto a tutelare i minori stessi, obbligati dai genitori ad andare a rubare o mendicare", mentre gli oppositori la definiscono "Un atto xenofobo e razzista, che costringe i bambini a pagare per colpe non loro". Per mobbing avvenuto al Ministero dell'Interno quando lui era ministro, il Ministero è stato condannato in primo grado a pagare € 91.000,00 di danni per aver danneggiato un lavoratore (sentenza 16654 del 16/10/2012).[57]
Il 4 dicembre 2011 è nominato presidente della Commissione Cittadinanza, Immigrazione, Sicurezza del Parlamento del Nord.
Primo decreto sicurezza
Il 20 maggio il consiglio dei ministri approva il Decreto sicurezza del 23 maggio 2008 nº 92 (convertito in legge del 24 luglio 2008 nº 125) varato da Maroni. Questi i provvedimenti principali:
- Confisca degli appartamenti affittati a stranieri in condizioni di clandestinità.
- Aumento della pena dell'arresto per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, sino a prevedere la revoca della patente e la confisca del veicolo. Modifiche al codice penale in tema di omicidio colposo e lesioni colpose, elevando da 5 a 6 anni il massimo della pena detentiva per l'omicidio commesso in violazione delle norme sulla circolazione stradale e sugli infortuni sul lavoro. Aumenti di pena anche per lesioni gravi e gravissime dovute alla guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Nuova circostanza aggravante qualora il fatto penalmente rilevante sia commesso da un soggetto illegalmente presente sul territorio nazionale.
- I sindaci potranno adottare provvedimenti urgenti (cosiddette "ordinanze") nei casi in cui si renda necessario prevenire ed eliminare gravi pericoli non solo per l'incolumità pubblica ma anche per la sicurezza urbana.
- La polizia municipale parteciperà ai piani coordinati di controllo del territorio anche per i servizi di prevenzione e repressione dei reati nelle situazioni di flagranza che si verificano durante il servizio. Estensione alla polizia municipale della facoltà di accesso diretto alle banche dati del Ced interforze del dipartimento della pubblica sicurezza, per i veicoli rubati e rinvenuti e per i documenti di identità rubati o smarriti.
- Modifiche al codice di procedura penale per ampliare le fattispecie penali perseguibili con il rito del giudizio direttissimo e con quello del giudizio immediato.
- Ampliamento dei casi in cui non può essere disposta la sospensione dell'esecuzione della pena per dare concretezza al principio della certezza della pena.
- Attribuito al Procuratore della Repubblica nonché al direttore della Dia il potere di proporre l'adozione delle misure di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e dell'obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale. Divieto di patteggiamento in appello per i reati di mafia.
- Introdotte specifiche norme per rendere più facile la distruzione delle merci contraffatte sequestrate.
Secondo decreto sicurezza
Il decreto Maroni (decreto-legge 23 febbraio 2009 nº 11, convertito in legge 23 aprile 2009 nº 38), è un pacchetto di norme approvato dal Senato (261 sì, 3 no e un astenuto) in data 22 aprile 2009 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 95 il 24 aprile 2009. Esso prevede:
- l'istituzione delle associazioni di osservatori volontari (cosiddette ronde), disarmate e soggette a registrazione presso i prefetti
- l'introduzione del reato di “atti persecutori” a firma Mara Carfagna per prevenire i fenomeni di stalking
- il carcere obbligatorio per chi è sospettato di reati di violenza sessuale, violenza sessuale di gruppo, prostituzione minorile e pedopornografia, turismo sessuale; la violenza sessuale, gli atti sessuali con minorenni e la violenza sessuale di gruppo, così come lo stalking, diventano infine aggravanti speciali del delitto di omicidio
- istituzione della tessera del tifoso.
Condanna della Corte europea dei diritti umani sui respingimenti in mare
La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha condannato l'Italia, quando era sotto il controllo dell'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni, per aver respinto verso la Libia, fuggiaschi libici, somali ed eritrei. È stato violato due volte l'articolo 3, della Convenzione europea per i diritti dell'uomo che proibisce trattamenti inumani e degradanti, perché i ricorrenti sono stati esposti al rischio di maltrattamenti in Libia e di rimpatrio in Somalia ed Eritrea. È stata riscontrata anche una 'violazione dell'articolo 4 del protocollo 4', che si riferisce al divieto delle espulsioni collettive[58]. Il 6 maggio 2009 a 35 miglia a Sud di Lampedusa circa 200 persone di origine somala ed Eritrea, comprese donne e bambini, viaggiavano in acque internazionali per sfuggire alle persecuzioni nel proprio paese. Le autorità italiane intercettarono il gommone e dopo avere trasferito i profughi a bordo di un'imbarcazione italiana le condussero in Libia. Di questi esuli, 24 furono ritrovati e hanno portato la loro denuncia al tribunale europeo dei diritti umani.
Segretario federale della Lega Nord
Nella Lega Nord, Maroni assume posizioni politiche molto spesso diverse, ed in contrapposizione, rispetto a quelle decise dal leader Bossi e dalla sua cerchia più stretta, creando una corrente, i Barbari sognanti, in contrapposizione al cerchio magico attorno ad Umberto Bossi[59].
Dal 5 aprile 2012, a seguito delle dimissioni di Umberto Bossi dalla carica di segretario federale della Lega Nord per via dello scandalo Belsito, Maroni ha fatto parte, insieme a Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, del comitato incaricato dal partito di occuparsi transitoriamente della gestione ordinaria dello stesso[60], fino alla celebrazione del congresso federale svoltosi nelle giornate di sabato 30 giugno e domenica 1º luglio[61].
Il 1º luglio 2012, durante il congresso federale tenutosi al Forum di Assago, Maroni viene eletto a maggioranza segretario federale della Lega Nord[62][63]. Roberto Maroni rinnova l'assetto organizzativo nominando tre vicesegretari: il bergamasco Giacomo Stucchi vicesegretario responsabile dell'Ufficio politico e degli undici dipartimenti e due consulte, il trevigiano Federico Caner vicesegretario federale vicario con la delega a costruire la scuola di formazione del partito e la piemontese Elena Maccanti vicesegretario coordinatrice degli enti locali; inoltre Roberto Calderoli diventa il responsabile federale organizzativo del territorio[64]. Il simbolo del partito viene modificato, in quanto scompare la parola Bossi e viene sostituita con Padania[65].
Il 2 settembre 2013 Maroni annuncia le sue dimissioni da segretario per potersi dedicare a tempo pieno al suo incarico di Presidente della Lombardia. Dichiara inoltre che il congresso del partito avverrà entro fine anno.[66] Il 7 dicembre avvengono le primarie degli iscritti che determinano Matteo Salvini nuovo segretario federale.[67] Il 15 dicembre, al congresso federale straordinario tenutosi a Torino, Maroni viene ufficialmente succeduto da Salvini.[68][69]
Presidente della Regione Lombardia
Nell'ottobre 2012 viene ufficializzata la candidatura di Maroni alla presidenza della Regione Lombardia nelle elezioni anticipate del 2013.[70] Della coalizione che fa capo a Maroni fanno parte la Lega Nord, il PdL, La Destra[71] e varie liste civiche, oltre al presidente uscente della regione, Roberto Formigoni.[72]
Il 29 gennaio 2013 annuncia che dopo il voto si dimetterà da segretario federale della Lega Nord, in caso di elezione a presidente della Lombardia per guidare istituzionalmente la creazione dell'Euroregione del Nord, in caso di sconfitta perché "un leader che si candida non può riciclarsi se viene sconfitto"[73].
Il 26 febbraio 2013 è eletto presidente della Regione Lombardia con 2.456.921 voti (42,81%) contro il 38,24% ottenuto da Umberto Ambrosoli, secondo classificato tra i candidati presidenti[74]. Nel Consiglio regionale della Lombardia è iscritto al gruppo della "Lista Maroni Presidente".
Nel 2016 si candida al Consiglio comunale di Varese tra le file della Lega, risultando poi eletto (anche se solo con 335 preferenze).
Durante la sua presidenza della regione viene varata una riforma della Sanità che, tra le altre cose, unifica gli assessorati regionali di Sanità e Welfare. Come presidente della regione, Maroni si è inoltre fatto promotore del referendum consultivo sull'autonomia svoltosi nel 2017.
L'8 gennaio 2018, durante una conferenza stampa, Maroni annuncia la volontà di non ripresentarsi alle elezioni regionali previste per il 4 marzo 2018 per motivi personali e lancia la candidatura di Attilio Fontana, sostenuta da Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d'Italia.[75]
Dopo la presidenza
In seguito alla fine del suo mandato da presidente di regione, Maroni avvia una collaborazione con il quotidiano Il Foglio.[76]
Procedimenti giudiziari
Nell'ottobre 2010 viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma per finanziamento illecito per una consulenza da 60.000 euro versata ad una società denominata Mythos. L'indagine inizialmente avviata dalla Procura di Milano ipotizza che il danaro ricevuto da Maroni sarebbe stato fatturato negli anni 2007 e 2008 ma, sempre secondo la procura, la consulenza poi non sarebbe stata mai effettuata. Indagato anche Franco Boselli, manager della Mythos.[77] Tuttavia il gip di Roma, su richiesta dello stesso PM, ha archiviato l'indagine avviata in quanto i controlli all'Agenzia delle Entrate avevano dimostrato che la somma era stata fatturata accertando anche l'interruzione del contratto per rinuncia di Maroni.[78]
Indagine Expo 2015
Il 14 luglio 2014 il Presidente della Regione Lombardia Maroni viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Busto Arsizio per «induzione indebita a dare o promettere utilità per presunte irregolarità» inerenti due contratti di collaborazione a termine su progetti relativi alla fiera universale Expo 2015. Con lo stesso capo di imputazione è stato notificato un avviso di garanzia anche a Giacomo Ciriello, capo della sua segreteria.[79][80]
Il 3 giugno 2015 riceve l'avviso di garanzia della chiusura delle indagini preliminari. Seguirà il processo.[81]
Opere
- Carlo Brambilla, Il mio Nord. Il sogno dei nuovi barbari, Milano, Sperling & Kupfer, 2012, ISBN 978-88-200-5311-6.
- Il rito ambrosiano. Per una politica della concretezza, Milano, Rizzoli, 2018, ISBN 978-88-17-10837-9.
Onorificenze
Onorificenze straniere
Onorificenze dinastiche di ex case regnanti
Note
- ^ Tweet del 18/01/14, su twitter.com, 18 gennaio 2014 (archiviato il 19 gennaio 2014).
- ^ Intervista a Roberto Maroni. Varese News 03/09/2013
- ^ Maroni l'Arciere, di Carlo Zanzi, Lativa 1994, pagina 27
- ^ Roberto Maroni. Partito Marxista-leninista Italiano. Biografia.
- ^ Maroni: solo, ma vado al congresso. Corriere della Sera. Archivio storico. 28 gennaio 1995.
- ^ 100,700: l'unica radio libera dell'Occidente occupato, su www3.varesenews.it. URL consultato il 6 giugno 2012.
- ^ Il parlamento degli inquisiti, in la Repubblica, 22 luglio 2011.
- ^ http://2011.festivaleconomia.eu/node/3658 Pagina su Roberto Maroni.
- ^ Scheda del deputato MARONI Roberto - LNP
- ^ » ROBERTO MARONI, su eventi.ambrosetti.eu. URL consultato il 27 febbraio 2018.
- ^ "Mio figlio amava soprattutto le materie letterarie, si portava il vocabolario al mare e se lo sfogliava sotto l'ombrellone. Avrebbe voluto fare il giornalista, poi ha preferito una professione più sicura, per questo si è laureato in Legge. Ha poi passato gli esami di procuratore a L'Aquila." Maroni l'Arciere, di Carlo Zanzi, Lativa 1994, pagina 30
- ^ "Qualche anno più tardi si laurea e diventa avvocato, non prima di aver sostenuto l'esame di Stato a L'Aquila. Fa il praticante dall'avvocato Calligari di Varese e nel frattempo coltiva molti interessi. Per racimolare qualche quattrino si presenta a Il Giornale di Varese, dove chiede di collaborare; gli propongono una poco allettante corrispondenza da Lozza. Ma poi arriva Bossi e, come vedremo, inizia tutta un'altra storia." Alessandro Madron, Maroni, Una vita da mediano, Editori Riuniti 2012
- ^ La lezione del crac Ambrosiano. Corriere della Sera. Editoriale. 8 agosto 2007
- ^ Gialli finanziari, talmente veri da sembrare finti. Il Sole 24 ore. Tempo libero e cultura. 16 giugno 2006.
- ^ Soldi a Maroni, parla il manager. Repubblica/Espresso. Dettaglio. 15 ottobre 2010.
- ^ L'altro stipendio di Maroni. Repubblica/Espresso. Dettaglio. 7 ottobre 2010.
- ^ Movimento politico Lega Nord per l'indipendenza della Padania: programmi ed iniziative del partito, su leganord.org, Lega Nord Padania. URL consultato il 4 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 29 febbraio 2012).
- ^ Distretto 51 Archiviato il 20 dicembre 2008 in Internet Archive.. Sito ufficiale. Foto di Roberto Maroni all'organo.
- ^ Il decreto Biondi era per i poveri cristi. No, aiutava i tangentisti. Corriere della sera. Archivio storico. 19 agosto 1996.
- ^ Ma a chi faceva comodo il DECRETO SALVA-LADRI?. Repubblica. Archivio. 24 luglio 1994.
- ^ Forza Italia. Treccani.
- ^ Davide Maria De Luca, Una vita da Roberto Maroni, su ilpost.it, Il Post, 13 gennaio 2018. URL consultato il 15 gennaio 2018.
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- ^ "All'armi siam leghisti". Così la Lega minacciava lo Stato. Repubblica. Inchieste. 22 dicembre 2011.
- ^ Napolitano: il governo non c'entra, l'ordine è partito da Verona
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- ^ Reati di opinione, niente più carcere
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- ^ Lega Nord a congresso, il giorno di Maroni «Sarò segretario senza ombre e tutele», in Corriere della Sera, 1º luglio 2012. URL consultato il 2 luglio 2012.
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- ^ Lega Nord, via il nome di Umberto Bossi dal simbolo del partito - Corriere della sera, 13 luglio 2012
- ^ Maroni: "Lascio la segreteria entro Natale. Nel partito tanti giovani rampanti", in La Repubblica, 2 settembre 2013.
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- ^ Lega, Salvini eletto segretario: «Non ci fermiamo fino all'indipendenza», in Il Messaggero, 15 dicembre 2013. URL consultato il 18 dicembre 2013 (archiviato il 18 dicembre 2013).
- ^ Lega: Matteo Salvini eletto segretario federale, in AGI, 15 dicembre 2013. URL consultato il 1º gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2013).
- ^ Lombardia, Maroni candidato Lega Nord
- ^ LA SFIDALa Destra di Storace nell'alleanza: «Ora siamo convinti» - IlGiornale.it
- ^ Milano virgilio - Formigoni abbandona Albertini e sostiene Maroni governatore
- ^ Maroni, dopo voto via da segreteria, ANSA, 29 gennaio 2013
- ^ [Scrutini] Regione: LOMBARDIA - Regionali - Elezioni politiche e regionali del 24 e 25 febbraio 2013, su elezioni.interno.it, Ministero dell'Interno. URL consultato il 27 febbraio 2013.
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- ^ Expo, indagato Roberto Maroni, in Il Giornale, 14 luglio 2014.
- ^ Expo, Roberto Maroni indagato per presunte irregolarità in due contratti, in Il Fatto quotidiano, 14 luglio 2014.
- ^ Milano, indagini chiuse per Roberto Maroni sugli appalti dei lavori Expo: rischia rinvio a giudizio
- ^ Claudio Del Frate, Maroni diventa "cavaliere" del Vaticano, in Corriere della Sera, 14 ottobre 2008. URL consultato il 13 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2012).
- ^ https://www.georgsorden.at/struktur/die-ordensregierung/?L=0
Bibliografia
- Pasquale Peluso, Panico ed insicurezza. Programmi di prevenzione e strategie di polizia, Edizioni Labrys, 2010.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Maroni, Roberto, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Maroni, Roberto, su sapere.it, De Agostini.
- Roberto Ernesto Maroni, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Roberto Maroni, su Openpolis, Associazione Openpolis.
- Registrazioni di Roberto Maroni, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
- Scheda personale di Roberto Maroni alla Camera [collegamento interrotto], su camera.it.
- Lombardia in Testa, su lombardiaintesta.com.
- Lega Nord, su leganord.org.
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