Agilone
Agilone (lingua latina: Agilo; floruit 354-366; fl. IV secolo) è stato un generale romano di origine alemanna, che servì sotto gli imperatori Costanzo II e Giuliano (figlio e nipote di Costantino I) e sotto l'usurpatore Procopio.
Biografia
Nel 354 Agilone aveva il rango di tribunus stabuli; successivamente assunse il comando di una schola, una unità della guardia imperiale. Nel 360 sostituì Ursicino nel ruolo di magister peditum praesentialis, che lo fece entrare nello stato maggiore di Costanzo II; secondo lo storico Ammiano Marcellino, che aveva fatto parte dello stato maggiore di Ursicino, si trattò di un salto di rango eccessivo.[1]
Nel 361 fu richiamato in servizio,[2] in quanto Costanzo aveva bisogno di generali esperti nella lotta contro il cugino, cesare e auto-proclamato augusto Giuliano; Costanzo morì però improvvisamente e Giuliano divenne imperatore, ma non congedò né punì Agilone, anzi gli affidò il compito di sopprimere una rivolta ad Aquileia.[3] Giuliano lo nominò persino giudice del tribunale di Calcedonia, incaricato di punire i colpevoli di tradimento della corte di Costanzo.[4]
Nel 362 Agilone si ritirò a vita privata. Si stabilì in oriente e si imparentò con una potente famiglia sposando Veziana, figlia di Arassio, un potente e influente amico di Giuliano.[5]
Con la morte di Giuliano, nel 363, la dinastia costantiniana si estinse, e salirono al potere i fratelli Valentiniano I e Valente, che si spartirono l'impero, l'oriente toccando a Valente. Facendo leva sui sentimenti di lealtà alla dinastia di Costantino, Procopio, un membro della dinastia costantiniana, si ribellò a Valente (365). Agilone si schierò dalla parte dell'usurpatore, diventandone uno dei due generali;[6] grazie alla sua influenza, Arassio ottenne la carica di prefetto del pretorio d'Oriente dell'usurpatore.[7] Dopo una serie di rovesci iniziali, Valente riuscì a riguadagnare terreno e a costringere Procopio ad una battaglia campale, la battaglia di Thyatira (marzo/aprile 366), in cui gli inflisse una sconfitta soprattutto grazie alla defezione del generale Gomoario. Procopio, seguito da Agilone, fuggì con una parte delle sue truppe, ma fu nuovamente raggiunto e costretto alla battaglia a Nacoleia; poco prima dello scontro (26 maggio 366),[8] Agilone e tutti i suoi uomini passarono dalla parte di Valente, segnando il destino di Procopio, che fu catturato e messo a morte; grazie alla sua defezione, Agilone fu solo lievemente punito da Valente.[9]
Note
- ^ Ammiano Marcellino, 20.2.5.
- ^ Ammiano Marcellino, 21.13.8.
- ^ Ammiano Marcellino, 21.12.16-18.
- ^ Ammiano Marcellino, 22.3.1.
- ^ Ammiano Marcellino, 26.7.5-6.
- ^ Ammiano Marcellino, 26.7.4.
- ^ Ammiano Marcellino, 26.7.6.
- ^ Thomas S. Burns, Barbarians within the gates of Rome: a study of Roman military policy and the barbarians, ca. 375-425 A.D., Indiana University Press, 1994, ISBN 0253312884, p. 5.
- ^ Ammiano Marcellino, 26.9.7, 10.7.
Bibliografia
- Fonti primarie
- Ammiano Marcellino, Res gestae
- Fonti secondarie
- J.F. Drinkwater, The Alamanni and Rome 213-496 (Caracalla to Clovis), Oxford University Press, 2007, ISBN 0199295689, pp. 147-148.