Coppa Italia
Coppa Italia | |
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Altri nomi | TIM Cup |
Sport | |
Tipo | Squadre di club |
Federazione | FIGC |
Paese | Italia |
Organizzatore | Lega Serie A |
Titolo | vincitrice della Coppa Italia[1] |
Cadenza | annuale |
Apertura | agosto |
Chiusura | maggio |
Partecipanti | 78 (dal 2008-2009) |
Formula | Torneo a eliminazione diretta |
Sito Internet | Coppa Italia |
Storia | |
Fondazione | 1922 |
Numero edizioni | 68 al 2015 |
Detentore | Juventus |
Record vittorie | Juventus (10) |
Edizione in corso | Coppa Italia 2015-2016 |
Trofeo o riconoscimento | |
La Coppa Italia, ufficialmente chiamata TIM Cup per ragioni di sponsorizzazione, è la principale coppa calcistica italiana e, più precisamente, la seconda competizione professionista nazionale per prestigio dopo il campionato di lega. La manifestazione si tiene sotto la giurisdizione della FIGC ed è considerata de facto una "coppa federale" (come la FA Cup inglese), sebbene essa sia, de iure, una "coppa di lega", similarmente ad altre competizioni nazionali come la Coppa Italia Lega Pro, la Coppa Italia Serie D e la Coppa Italia Dilettanti.
La prima edizione del torneo si svolse nel 1922, e questa fu l'unica organizzata direttamente dalla Federcalcio. La competizione fu riproposta nell'annata 1926-1927 (edizione interrotta ai sedicesimi di finale), e successivamente fu riorganizzata a cadenza annuale dalla stagione 1935-1936. In questo duplice periodo il torneo fu gestito dal Direttorio Divisioni Superiori. La manifestazione ebbe un altro stop, a causa della seconda guerra mondiale, nel 1943, e riprese nel 1958 sotto l'egida della Lega Nazionale Professionisti sino all'edizione 2009-2010. Dal 2010-2011 la coppa è gestita dalla Lega Serie A.
Il record di titoli vinti appartiene alla Juventus, a quota dieci trofei; nella sua storia, la competizione ha visto fin qui il trionfo di sedici squadre diverse. Dal 1936, la formazione vincitrice della competizione ottiene, oltre al trofeo e ai benefici monetari di sorta, anche la qualificazione alle coppe europee; dal 2009, in palio c'è un posto in Europa League.[2] Dal 1988, il club detentore della coppa acquisisce inoltre il diritto a incontrare i campioni della Serie A nella Supercoppa italiana, sfida che solitamente apre la stagione calcistica nazionale.
Storia
Le origini
La nascita della Coppa Italia si inquadra nelle turbolente vicende che sconvolsero l'organizzazione del calcio italiano nel 1921. In quell'anno un profondo dissidio fra le grandi società e la FIGC, relativo alla struttura del massimo campionato, portò alla secessione dei più importanti club in una lega indipendente, la CCI.
Ritrovatasi con un torneo praticamente svuotato a livello tecnico, la Federcalcio decise di rimpolpare la stagione agonistica 1921-1922 proponendo una nuova competizione, parallela al campionato e a eliminazione diretta: fu così che il 2 aprile 1922 si disputarono i primi incontri della neonata coppa nazionale. Se però lo scarso fascino esercitato dalle deboli e perlopiù sconosciute società federali già creava grandissimi problemi al campionato, per l'edizione d'esordio della Coppa Italia l'interesse del pubblico si rivelò quasi nullo; il complicato meccanismo di ripescaggi e i continui ritiri fecero il resto e, dopo la vittoria finale dell'outsider Vado sull'Udinese, la nuova manifestazione non trovò spazio nelle riforme che nell'estate del '22 sanarono lo scisma del calcio italiano.
Quattro anni più tardi, nell'annata 1926-1927 ci fu un tentativo di riproporla, che però finì con l'annullamento del torneo dopo poche giornate causa la mancanza di date disponibili. Intanto, tra gli anni venti e trenta proliferarono nella penisola diverse competizioni minori quali la Coppa CONI, la Coppa Arpinati e la Coppa dell'Italia Centrale, che tuttavia mancavano di quel carattere "nazionale" proprio della Coppa Italia.
Anni trenta
Solo nel 1935, in seguito alla riduzione della massima categoria a 16 squadre e al conseguente maggior spazio in calendario, la Coppa Italia riprese in maniera stabile e continuativa. Il regolamento venne modellato su quello della Coppa d'Inghilterra: tutte le partite si disputavano in gara secca su di un campo designato per sorteggio; in caso di parità dopo gli eventuali tempi supplementari, veniva programmata una ripetizione del match a stadi invertiti.
Avevano accesso alla competizione tutte le società di Serie A, Serie B e Serie C, fra le quali i sodalizi di massima divisione entravano in gioco direttamente nel tabellone principale, mentre gli altri venivano scremati preliminarmente in una serie di turni eliminatori. Il tabellone principale prevedeva cinque turni di gara a partire dai sedicesimi, e la finale aveva luogo in campo neutro, mutevole di anno in anno. La vincitrice della Coppa Italia acquisiva inoltre il diritto di partecipare, l'anno successivo, alla Coppa dell'Europa Centrale.
Il primo vincitore del rinnovato torneo fu il Torino, che batté l'Alessandria allo stadio Ferraris di Genova l'11 giugno 1936. Ai granata successero poi le più importanti società dell'epoca, ovvero il Genoa, la Fiorentina, l'Inter e la Juventus: rimane degno di nota il trionfo bianconero nell'edizione del 1937-1938, maturato in una finale che, per la prima volta nella storia della coppa, vide una stracittadina, il derby di Torino, come atto conclusivo.
Anni quaranta
Fece scalpore nel 1940-1941 il successo del Venezia, compagine di norma lontana dal calcio di vertice, la quale vantava però in rosa giocatori destinati a divenire in breve tempo campioni di grande fama, su tutti Ezio Loik e Valentino Mazzola. Chiuse la serie di nuovo il Grande Torino che, nel 1942-1943, conquistando anche lo scudetto divenne la prima società a cingere contemporaneamente entrambi i trofei nazionali, mentre nell'edizione precedente la Juventus era stata la prima squadra ad aggiudicarsi la Coppa Italia per la seconda volta.
Il dramma del secondo conflitto mondiale interruppe la breve storia della manifestazione, e nel dopoguerra l'espansione della Serie A fino a 20 squadre non lasciò più spazio alla "piccola" coppa nazionale.
Anni cinquanta
La competizione tornò a disputarsi solo nel 1958, quando la Lazio superò nell'atto conclusivo la Fiorentina. La manifestazione, ora organizzata dalla Lega Nazionale Professionisti, venne riesumata alla luce del progetto di una nuova coppa europea, che si annunciava strutturata come l'ormai lanciata Coppa dei Campioni.
L'edizione del '58 fu in realtà decisa a stagione iniziata: in vista del successivo Mondiale di Svezia, il campionato 1957-1958 era stato anticipato (sia come inizio che come conclusione) di tre settimane; la nazionale italiana però non si era nel frattempo qualificata, eliminata a sorpresa dall'Irlanda del Nord. Dunque, per tenere impegnate le squadre e i giocatori, fu anticipato di qualche mese il "progetto-coppa" già avviato per il 1958-1959 – annata, quest'ultima, in cui la competizione iniziò dopo le vacanze estive, quando ancora non erano giunte a conclusione le finali dell'edizione precedente.
La tradizionale coccarda tricolore, simbolo della vittoria nella manifestazione, fu utilizzata per la prima volta dalla Lazio dopo il successo del 1958, e da allora adottata ufficialmente dalla Lega. Nel torneo del 1959-1960 vinto dalla Juventus debuttò poi il nuovo trofeo della Coppa Italia, ancora oggi in uso, in oro e decorato alla base da smalti tricolori che richiamano le tinte della bandiera nazionale.[3]
Anni sessanta
La Coppa delle Coppe vide la luce nel 1960-1961, e fu sostanzialmente l'unico motivo per la rinascita della Coppa Italia; tale esigenza si rifletté sullo schema della competizione, strutturato affinché si svolgesse nel modo più rapido e meno ingombrante possibile: esclusi i sodalizi di Serie C, tutti i turni erano a eliminazione diretta in gara unica, e una serie di eliminatorie permettevano alle grandi squadre di entrare in scena a tabellone molto avanzato.
Negli anni sessanta, nonostante l'interesse del pubblico stentasse a decollare, nell'albo d'oro della coppa entrarono importanti società come la Roma e il Milan, inframezzate dalla sorprendente Atalanta vittoriosa nell'edizione del 1962-1963. Si segnalò anche l'impresa del Napoli che nel 1961-1962 divenne la seconda squadra (dopo il Vado) a fare sua la coppa pur non militando nella massima serie.
Da ricordare infine, dall'edizione 1967-1968, la rilevante novità regolamentare dell'abolizione della canonica finale a due – come invece era sempre avvenuto dalla nascita fino alla precedente edizione – per far posto al cosiddetto "girone finale": le quattro squadre semifinaliste andavano ad affrontarsi in un girone all'italiana, al termine del quale il trofeo veniva assegnato alla formazione che totalizzava il maggior numero di punti.
Anni settanta
Per rilanciare la manifestazione e richiamare il pubblico negli stadi, la FIGC – convinta che gli sportivi italiani amassero la Coppa Italia molto meno del campionato, a causa della sua formula – via via decise di sostituire i turni a eliminazione diretta con una serie di gironi, approfittando della contemporanea riduzione della Serie A a 16 squadre e del maggior spazio derivatone in calendario.
Come accennato in precedenza, dapprima i raggruppamenti di quattro società furono impiegati addirittura per assegnare il trofeo in loco della tradizionale finale, ma poi la Federazione – accortasi dell'errore di aver eliminato il pathos dell'atto conclusivo – cambiò strategia: ciò fu lampante all'epilogo della coppa del 1970-1971, quando l'arrivo di due squadre a pari punti al termine del "girone finale" portò alla necessità di un'ulteriore gara di spareggio, giocatasi in campo neutro, per l'assegnazione del trofeo; la cosa spinse gli organizzatori al ritorno verso una finale unica già dalla successiva edizione del 1971-1972.
Nella prima metà degli anni settanta il torneo cambiò quindi nuovamente formula: dapprima, in precampionato, venivano formati sette gironi da cinque squadre con gare di sola andata, alle cui vincitrici andava poi ad aggiungersi di diritto il club detentore della coppa; le otto società rimaste venivano quindi distribuite in due gironi con gare di andata e ritorno, da disputarsi dopo la fine del campionato; le due capoliste si incontravano poi nella ripristinata finale unica, stavolta con sede fissa all'Olimpico di Roma e alla presenza del presidente della Repubblica. L'atto conclusivo romano andò avanti fino all'edizione 1979-1980; soltanto nel 1976-1977 e nel 1978-1979 la finale si tenne lontano dalla Capitale, rispettivamente allo stadio San Siro di Milano e al San Paolo di Napoli.
La squadra più vincente della decade fu il Milan, che riuscì a cucirsi la coccarda sul petto in ben tre occasioni su cinque finali disputate, l'ultima delle quali, nel 1977, vide il sodalizio meneghino togliersi la soddisfazione della vittoria in un derby di Milano. Dietro ai rossoneri, una nobile decaduta come il Bologna seppe sfruttare il palcoscenico della coppa per rinverdire il suo blasone, con due affermazioni nella prima parte del decennio.
Anni ottanta
Il grande successo delle coppe europee spinse a ripensare nuovamente il formato della Coppa Italia, introducendovi turni a eliminazione diretta con regola dei gol in trasferta: il mutamento iniziò nel 1979, quando con questo metodo vennero disputati i quarti e le semifinali, per poi essere esteso alla finale due anni dopo, e agli ottavi nel 1982 in concomitanza con la riammissione dei sodalizi di Serie C1 alla manifestazione.
Come accennato poc'anzi, a partire dall'edizione 1980-1981 venne riformata la finale, ora strutturata con gare di andata e ritorno, assegnando il trofeo alla squadra che si aggiudicava il doppio confronto e con la regola in cui, in caso di parità di risultati e di differenza reti tra le due finaliste, la vittoria del trofeo veniva assegnata alla formazione che aveva siglato il maggior numero di reti fuori casa; in caso di ulteriore parità, la finale di ritorno vedeva l'epilogo ai tempi supplementari e eventualmente ai tiri di rigore: tale formula proseguì immutata fino all'edizione 2006-2007.
Gli anni ottanta furono dominati dalla Roma e dalla rampante Sampdoria, che si aggiudicarono rispettivamente quattro e tre edizioni. Dopo due stagioni sui generis per i Giochi olimpici di Seoul '88 e per i Mondiali di Italia '90, il modello continentale trovò totale applicazione dal 1990, allorquando la Coppa Italia si strutturò con un turno eliminatorio e cinque turni di tabellone principale, tutti disputati secondo le medesime regole europee.
Anni novanta
I successivi anni novanta furono segnati da prime volte e storici ritorni al successo. L'inizio del decennio vide nel 1991-1992 la prima affermazione assoluta del Parma, coriacea "provinciale" che visse in quegli anni una fulminea ascesa al calcio di vertice, seguita dodici mesi dopo dall'ultimo colpo di coda del Torino, nuovamente vittorioso nella coppa nazionale dopo oltre vent'anni.
A metà dei novanta toccò poi alla Fiorentina interrompere un digiuno di egual misura, mentre ben più rilevante fu l'affermazione della Lazio nel 1997-1998, che tornò a scrivere il proprio nome nell'albo d'oro a quarant'anni esatti dal successo nell'edizione della rinascita. Un anno prima, il piccolo Vicenza rinverdì i fasti di Vado, Venezia e Atalanta, rendendosi protagonista di un sorprendente exploit e salendo sul gradino più alto della competizione.
In questa fase finale del secolo il torneo, pur senza raggiungere alti picchi d'interesse, seppe raccogliere discreti successi di pubblico; nonostante ciò, i cambiamenti decretati dalla UEFA alle proprie manifestazioni contribuirono ad affossare nuovamente la manifestazione.
Anni duemila
L'abolizione della Coppa delle Coppe nel 1999 e il contestuale allargamento della Champions League tolsero ragion d'essere e spazio alla Coppa Italia, cui non diede rimedio il diritto all'accesso in Coppa UEFA per la vincitrice della manifestazione.
Alla perdita di interesse nei confronti della coppa seguì anche un ridimensionamento della sua formula: vi partecipavano tutte le squadre di Serie A, di Serie B e le migliori dieci di Serie C1. La prima fase era a gironi di sola andata con quattro formazioni, ai quali partecipavano le peggiori due società di A e quelle delle serie inferiori; si qualificavano le vincitrici di ogni gruppo. La seconda fase era un turno eliminatorio con gare di andata e ritorno tra le otto qualificate e altrettanti club di A non impegnati in Europa. Il tabellone principale comprendeva poi quattro turni d'andata e ritorno.
In questi anni, il torneo andò incontro a un costante declino. Nel 2005 si pensò di introdurre un elemento di novità strutturando le eliminatorie in gara secca fra le dodici società di Serie A non in Europa, quelle di Serie B, e 30 di Serie C. Neanche queste innovazioni seppero riportare il pubblico negli stadi della competizione, in cui le squadre schieravano spesso le seconde linee delle proprie rose.
Tuttavia l'ennesimo cambiamento regolamentare, varato nel 2007 in occasione della 60ª edizione del torneo, con la riduzione dell'organico alle sole società di Serie A e B nonché la reintroduzione della finale in gara unica da disputarsi allo stadio Olimpico della Capitale, sembrò rilanciare la manifestazione.[4] Nel 2008 ci fu poi un'ulteriore modifica organizzativa, che allargò nuovamente la competizione alle squadre delle serie minori nel contesto di un tabellone "tennistico", con tutti i turni in gara unica a eccezione delle semifinali, disputate attualmente con andata e ritorno.
Gli anni duemila furono caratterizzati dalla doppietta della Lazio, nonché soprattutto dall'acceso duello Roma-Inter: questa partita fu per ben cinque volte lo scenario della finale, coi nerazzurri che si aggiudicarono tre trofei contro i due dei giallorossi.
Anni duemiladieci
La prima parte degli anni duemiladieci vide il ritorno al successo di due club da tempo lontani dall'affermazione in Coppa Italia. Nell'edizione del 2011-2012 il Napoli sollevò nuovamente il trofeo a venticinque anni dall'ultimo trionfo,[5] mentre nel 2014-2015 fu la Juventus, con la sua decima vittoria nella manifestazione – primo club a conquistare la simbolica stella d'argento –, a porre fine a un digiuno lungo esattamente due decenni.[6] In mezzo, la finale del 2012-2013 all'Olimpico vide, per la prima volta nella storia del calcio italiano, il derby di Roma assegnare un trofeo ufficiale, con la Lazio a cucirsi la coccarda al petto.[7]
Formula
La formazione che vince il trofeo ottiene, per la stagione seguente, la qualificazione alla fase a gironi dell'Europa League. Qualora la squadra trionfante abbia invece già ottenuto la qualificazione in Champions League, ad accedere all'Europa League è la migliore esclusa dalla zona Europa in campionato.
Dalla stagione 2011-2012 la formula del torneo è così strutturata:
- partecipano 20 squadre di Serie A, 22 squadre di Serie B, 27 squadre di Lega Pro e 9 squadre di Serie D;
- nel primo turno eliminatorio giocano tutte le squadre di Lega Pro e D, mentre quelle di B entrano in tabellone a partire dal secondo turno. A partire dal 3º turno eliminatorio entrano in gioco le 12 squadre di A che non partecipano alle coppe europee. Le rimanenti 8 squadre, le teste di serie, esordiscono negli ottavi di finale. I 4 turni eliminatori, così come ottavi e quarti, si disputano in partite di sola andata. Negli ottavi di finale le squadre teste di serie (squadre di A che disputano le coppe europee) giocheranno in casa. Per i quarti di finale il campo verrà deciso per mezzo di sorteggio. Le semifinali prevedono una partita di andata e una di ritorno;
- dalla stagione 2007-2008, la finale è giocata in gara unica allo stadio Olimpico di Roma e alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana, che premia le squadre a fine partita. In sua assenza, il compito è svolto dal Presidente del Senato;
- in tutte le gare della competizione deve essere utilizzato il pallone ufficiale della Lega Serie A, fornito dalla Nike.
Riconoscimenti
Trofeo
Il trofeo originale della prima edizione della Coppa Italia, vinta nel 1922 dal Vado, andò distrutto durante il ventennio fascista; la FIGC ne realizzò una copia nel 1992, in occasione dei settant'anni dalla vittoria vadese nella manifestazione, attualmente esposta nella sede della Cassa di Risparmio di Savona a Vado Ligure. Come la precedente, anche la coppa in palio dal 1936 al 1943, così come quella in uso dal 1958 al 1959, erano stilisticamente molto differenti dalla versione attualmente conosciuta.[8]
Nonostante la ripresa in pianta stabile della competizione si fosse concretizzata già da un paio d'anni, è solo nel 1960, più precisamente il 30 maggio, che la Lega Nazionale Professionisti, in vista dell'atto conclusivo della dodicesima edizione, decise di commissionare il trofeo odierno: fabbricato in oro puro, la nuova coppa, la cui realizzazione venne affidata a un'azienda specializzata milanese, aveva all'epoca un valore di due milioni e mezzo di lire.
Da allora, il trofeo originale è destinato a rimanere in consegna ai vincitori per un anno intero, prima di essere restituito alla Lega;[9] contestualmente, il club detentore ne riceve in cambio una copia di minor valore – realizzata dapprima in similoro, e in seguito in argento[9] – da conservare nella propria bacheca (a titolo equitativo, nel '60 vennero ex post consegnate tali copie anche alle due passate vincitrici del secondo dopoguerra, la Lazio e la Juventus).[10]
Dalla stagione 1963-1964 la Lega affianca alla canonica Coppa Italia anche la Coppa Renato Dall'Ara, istituita per commemorare la memoria dell'eponimo presidente bolognese scomparso nel '64, e assegnata sempre alla formazione vincitrice della manifestazione.[9] Inizialmente, anche quest'ultimo trofeo veniva consegnato in campo durante la cerimonia di premiazione, tuttavia col tempo tale consuetudine si è persa.
Per il 2010-2011 la Lega Serie A e il Ministero della Difesa raggiunsero un accordo per intitolare l'edizione al concomitante centocinquantennale del Risorgimento;[11] a tal proposito, alla squadra vincente (che fu l'Inter) vennero assegnati tre trofei: oltre alla Coppa Italia e alla Coppa Dall'Ara, la compagine nerazzurra ricevette anche la speciale Coppa del 150º anniversario dell'Unità d'Italia.[12][13]
Coccarda
Oltre al trofeo sopracitato, la squadra detentrice della Coppa Italia può inoltre sfoggiare sulle proprie divise ufficiali, sempre per i dodici mesi successivi la conquista del trofeo, una piccola coccarda tricolore da apporre sul petto, come simbolo identificativo dell'avvenuta vittoria[14] – in maniera del tutto simile a quanto avviene con lo scudetto per le formazioni campioni d'Italia.
La coccarda, cucita per la prima volta nella stagione 1958-1959 sulle maglie della Lazio che aveva vinto la precedente edizione della coppa, si caratterizzava inizialmente per il cerchio esterno colorato di rosso, quello intermedio di bianco e quello interno di verde: questa tipologia venne usata fino alla stagione 1984-1985. Dall'anno successivo, ovvero dal 1985-1986, venne usato il modello col cerchio esterno verde, quello intermedio bianco e quello interno rosso: la diversa tipologia di coccarda venne cucita per la prima volta sulle maglie della Sampdoria, vincente nella precedente edizione della manifestazione. Infine, a partire dalla stagione 2006-2007, è stata ripristinata l'originaria tipologia.
Precedentemente all'ideazione della coccarda, durante il periodo interbellico, alla squadra detentrice della Coppa Italia già spettava sfoggiare sul petto un fregio distintivo del titolo conseguito: questo non era però la coccarda che verrà inventata nel '58, bensì uno scudetto – "retrocesso" in questo caso alla coppa nazionale – inglobante al suo interno un fascio littorio (quest'ultimo, per via del regime fascista al tempo al potere nel Regno d'Italia), utilizzato dall'edizione 1935-1936 a quella del 1942-1943;[15] in quegli anni, infatti, il simbolo della vittoria del campionato italiano era divenuto la croce sabauda accompagnata dal fascio, lo stesso all'epoca presente sulla maglia azzurra della nazionale calcistica italiana.
Albo d'oro
Squadra | Vittorie | Secondi posti |
---|---|---|
Juventus | 10 | 5 |
Roma | 9 | 8 |
Inter | 7 | 6 |
Fiorentina | 6 | 4 |
Lazio | 6 | 2 |
Torino | 5 | 8 |
Milan | 5 | 7 |
Napoli | 5 | 4 |
Sampdoria | 4 | 3 |
Parma | 3 | 2 |
Bologna | 2 | 0 |
Atalanta | 1 | 2 |
Genoa | 1 | 1 |
Venezia | 1 | 1 |
L.R. Vicenza | 1 | 0 |
Vado | 1 | 0 |
Record
Squadre
L'accoppiata tra scudetto e Coppa Italia, il cosiddetto double nazionale, si è verificata in otto occasioni: tre volte con la Juventus, nel 1959-1960, nel 1994-1995 e nel 2014-2015; due volte con l'Inter, nel 2005-2006 e nel 2009-2010; una volta ciascuno è stata invece appannaggio del Torino nel 1942-1943, del Napoli nel 1986-1987 e della Lazio nel 1999-2000. Per quanto concerne i casi di double continentali, questi si sono realizzati in sei occasioni: la Fiorentina nel 1960-1961 ha vinto contemporaneamente la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe, binomio bissato poi dal Milan nel 1972-1973; la Juventus nel 1989-1990 ha affiancato alla coppa nazionale la Coppa UEFA, cosa riuscita in seguito anche al Parma nel 1998-1999; ancora il Milan nel 2002-2003 ha fatto sue assieme la Coppa Italia e la Champions League, imitato dai cugini dell'Inter nel 2009-2010. Nel 2010 è inoltre avvenuto l'unico caso di treble, col club nerazzurro che ha conseguito la tripletta composta da Coppa Italia, scudetto e Champions League.
Nell'ambito dei record, il Napoli nel 1987 si aggiudicò la manifestazione vincendo tutte le tredici gare disputate; impresa poi eguagliata dalla Fiorentina nel 1995-1996 e dall'Inter nel 2010, ma con un numero inferiore di partite giocate. Ancora il Napoli nel 1961-1962, assieme al Vado vincitore della prima edizione, sono le due sole società ad aver conquistato il trofeo non militando in massima serie. In tre occasioni, infine, l'atto finale della competizione ha visto affrontarsi in un derby due squadre della stessa città: Juventus-Torino nel 1937-1938, Milan-Inter nel 1976-1977 e Roma-Lazio nel 2012-2013.[16]
Partite
- Partita con più gol (19):
- Alessandria - A.C. Bologna 17-2 (1926-27)
- Vittoria in casa con maggiore scarto di gol (15):
- Alessandria - A.C. Bologna 17-2 (1926-27) e Cittadella - Potenza 15-0 (2015-2016)
- Vittoria in trasferta con maggiore scarto di gol (15):
- Pareggio con più gol (8):
- Maggior numero di partite vinte consecutivamente (20):
- Napoli nel 1985-86 vinse le ultime 2 gare del girone eliminatorio da cui fu eliminato risultando terzo. Poi nella stagione 1986-87 vinse tutte le tredici partite della competizione e vinse i primi cinque incontri nella stagione 1987-88.
- Maggior numero di volte consecutive della stessa finale (4):
Calciatori
Marcatori
Primi 10 giocatori per numero di reti assolute in Coppa Italia:
- Alessandro Altobelli 56
- Roberto Boninsegna 48
- Giuseppe Savoldi 47
- Gianluca Vialli 42
- Pietro Anastasi 37
- Paolo Pulici 37
- Roberto Baggio 36
- Gigi Riva 33
- Roberto Mancini 32
- Roberto Pruzzo 30
Classifica presenze
Primi 10 giocatori per numero di presenze assolute in Coppa Italia:
- Roberto Mancini 120
- Giuseppe Bergomi 119
- Pietro Vierchowod 116
- Franco Causio 113
- Giovanni Galli 112
- Dino Zoff 110
- Ivano Bordon 102
- Fausto Salsano 102
- Giuseppe Bruscolotti 100
- Gaetano Scirea 100
Plurivincitori
- 6 Roberto Mancini (4 Sampdoria, 2 Lazio)
- 5 Romeo Benetti (2 Milan, 1 Juventus, 2 Roma)
- 5 Bruno Conti (5 Roma)
- 5 Giuseppe Favalli (3 Lazio, 2 Inter)
- 5 Goran Pandev (1 Lazio, 2 Inter, 2 Napoli)
- 5 Fausto Salsano (4 Sampdoria, 1 Roma)
- 5 Dejan Stanković (1 Lazio, 4 Inter)
- 5 Francesco Toldo (2 Fiorentina, 3 Inter)
Vittorie consecutive
- 4 Goran Pandev (1 Lazio, 2 Inter, 1 Napoli, dal 2009 al 2012)
- 3 Romeo Benetti (1 Juventus, 2 Roma, dal 1979 al 1981)
- 3 Giuseppe Favalli (1 Lazio, 2 Inter, dal 2004 al 2006)
- 3 David Pizarro (1 Inter, 2 Roma, dal 2005 al 2007)
Note
- ^ Lega Nazionale Professionisti Serie A, Regolamento Coppa Italia 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015 (PDF), Federazione Italiana Giuoco Calcio, 4 giugno 2012, p. 247. URL consultato il 20 maggio 2015.
- ^ In passato, dal 1935-1936 al 1942-1943 la Coppa Italia garantiva l'accesso alla Coppa dell'Europa Centrale; dal 1960-1961 al 1997-1998 era invece in palio la partecipazione in Coppa delle Coppe; dopo la soppressione di quest'ultima, dall'edizione 1998-1999 il club detentore della coppa nazionale italiana ottiene un posto in Coppa UEFA – ridenominata Europa League dal 2009-2010.
- ^ È stato ultimato il trofeo d'oro massiccio per la "Coppa Italia", in Corriere dello Sport, 15 settembre 1960, p. 1.
- ^ Editoriale - Canta Napoli! Perché una Coppa Italia va celebrata come una Champions, su goal.com. URL consultato il 24 maggio 2012.
- ^ Mattia Mallucci, La Coppa Italia è del Napoli. Battuta la Juve in finale, su corrieredellosport.it, 20 maggio 2012.
- ^ Jacopo Gerna, Juve infinita, vince la 10ª Coppa Italia: Matri piega la Lazio ai supplementari, su gazzetta.it, 20 maggio 2015.
- ^ Jacopo Manfredi, Coppa Italia, Roma-Lazio 0-1: Lulic regala il sesto trofeo ai biancocelesti, su repubblica.it, 26 maggio 2013.
- ^ Le caratteristiche del Trofeo d'oro della Coppa Italia, in Corriere dello Sport, 13 settembre 1960, p. 4.
- ^ a b c d Coppa Italia 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015 – Regolamento, su legaseriea.it, 4 giugno 2012.
- ^ Sarà d'oro la Coppa Italia, in Corriere dello Sport, 31 maggio 1960, p. 4.
- ^ Coppa Italia del 150° (PDF), in Governo della Repubblica Italiana. URL consultato il 1º maggio 2012.
- ^ Presentazione Coppa 150 anni Unità d'Italia, su legaseriea.it, 25 maggio 2011. URL consultato il 1º maggio 2012.
- ^ Coppa del 150º Anniversario dell'Unità d'Italia, su difesa.it, 29 maggio 2011. URL consultato il 1º maggio 2012.
- ^ Regolamento Coppa Italia 2010/2011 e 2011/2012 – Premi società vincitrice, su legaseriea.it, 8 aprile 2010. URL consultato il 1º maggio 2012.
- ^ Calzaretta, pp. 28-29
- ^ Luca Valdiserri, Inter ko, la Coppa Italia diventa il derby di Roma, su corriere.it, 17 aprile 2013.
Bibliografia
- Nicola Calzaretta, I colori della vittoria, Pisa, Goalbook Edizioni, 2014, ISBN 978-88-908115-9-3.
Voci correlate
Voci di approfondimento
- Albo d'oro della Coppa Italia
- Coccarda italiana tricolore
- Lega Nazionale Professionisti Serie A
- Statistiche della Coppa Italia
- Tradizione sportiva in Italia
Trofei correlati
- Coppa delle Coppe UEFA
- Coppa Arpinati
- Coppa CONI
- Coppa dell'Italia Centrale
- Coppa Renato Dall'Ara
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