Processo di Minsk

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Il processo di Minsk è stato un processo per crimini di guerra tenuto davanti a un tribunale militare sovietico nel 1946 a Minsk. Gli imputati includevano militari tedeschi, polizia e funzionari delle SS che erano responsabili dell'attuazione delle politiche di occupazione in Bielorussia durante la seconda guerra mondiale tra il 1941 ed il 1945.

Processo

Il tribunale ha esaminato il caso contro 18 militari tedeschi, SS e altri ufficiali accusati di crimini commessi durante l'occupazione della Bielorussia, nel corso della guerra sovietico-tedesca del 1941-1945.[1] Gli imputati includevano 11 membri della Wehrmacht, inclusi due generali; quattro membri della polizia (Ordnungspolizei), compreso un generale di polizia; e tre membri delle Waffen-SS e SD.[2]

Il processo iniziò nel dicembre 1945 e si concluse nel gennaio 1946, con la sentenza pronunciata il 29 gennaio.[3] Tutti i 18 imputati sono stati condannati[4]; 14 sono stati condannati a morte. Furono impiccati in pubblico, con oltre 100.000 spettatori civili, nella sede delle corse di cavalli di Minsk (ora Piazza della Vittoria, Minsk con un lampione commemorativo), il 30 gennaio 1946.[2]

Imputati

Nome Grado Funzione Sentenza
Johann-Georg Richert Generale dell'Esercito Comandante de 286ª Divisione Sicurezza[3] Pena di morte
Eberhard Herf Generale di polizia e comandante di brigata delle SS Comandante dell'Ordnungspolizei a Minsk dal 1941
Diresse lo sterminio di massa degli ebrei nel ghetto di Minsk[5]
Pena di morte
Gottfried Heinrich von Erdmannsdorff Generale dell'Esercito Comandante militare di Mogilёv[2] Pena di morte
Georg Robert Weißig Tenente Colonnello di polizia Comandante del 26º Reggimento di Polizia Pena di morte
Ernst August Falk Capitano di polizia Comandante di battaglione nel 26º Reggimento di Polizia Pena di morte
Reinhard Georg Moll Maggiore dell'esercito Comandante di Bobruisk e Parichi Pena di morte
Carl Max Langguth Capitano dell'esercito Vice comandante del campo di prigionia di Bobruisk Pena di morte
Hans Hermann Koch SS-Obersturmführer e commissario della Gestapo Capo del Sipo a Orel Orscha, Borissow e Slonim Pena di morte
Rolf Oskar Burchard Sonderführer Comandante Bobruisk Pena di morte
August Josef Bittner Tenente Sonderführer e capo del comando agricolo di Bobruisk Pena di morte
Bruno Max Götze Capitano dell'esercito Comandante di Bobruisk Lavori forzati
Paul Karl Eick Capitano dell'esercito Vice comandante a Orša[6] Pena di morte
Bruno Franz Wittmann Sergente Gendarmeria di Minsk Pena di morte
Franz Hess SS-Unterscharführer 32° Sonderkommando SD a Minsk Pena di morte
Heinz Johann Fischer Caporale Divisione SS "Totenkopf" Pena di morte
Hans Josef Höchtl Caporale 718º reggimento sul campo di addestramento Lavori forzati
Alois Kilian Hetterich Caporale 595º reggimento di fanteria Lavori forzati
Albert Johann Rodenbusch Soldato 635º Reggimento addestramento Lavori forzati

Nel 1975, in un successivo interrogatorio da parte della polizia di Würzburg, Alois Hetterich dichiarò che la sua confessione gli era stata estorta attraverso la violenza e la coercizione nella cosiddetta "grotta delle stalattiti".[7]

Conseguenze

I processi per i crimini di guerra nell'Unione Sovietica sono stati valutati in modo complessivamente negativo: si sarebbe trattato di processi farsa, non di vera ricerca della verità, ma di astrazione collettiva, di obiettivi politici e di sfruttamento propagandistico. Nel dopoguerra, la leadership sovietica ha compiuto enormi sforzi per rendere più attendibili gli organi giudiziari, ottenendo notevoli successi rispetto agli standard sovietici precedenti.[8]

Secondo Andreas Hilger, è particolarmente drammatico che l'Unione Sovietica, i cui cittadini erano stati l'obiettivo prioritario della politica tedesca di sterminio, si sia dimostrata incapace di fornire un valido contributo all'amministrazione della giustizia di questo periodo.[9]

Manfred Messerschmidt fa notare che il processo sovietico offriva agli imputati migliori possibilità procedurali rispetto ai prigionieri sovietici di fronte ai rispettivi tribunali militari tedeschi, sempre che questi ultimi avessero avuto diritto a un processo.[10] Lo storico Manfred Zeidler riporta delle contraddizioni nella raccolta dei dati in merito alle testimonianze successive negli altri processi e ai risultati delle indagini dell'Ufficio Centrale di Ludwigsburger, sostenendo che il processo lascia in sospeso troppe questioni.[11]

Note

  1. ^ Matthäus, p. 94.
  2. ^ a b c Heer, 1995.
  3. ^ a b Heer, p. 126.
  4. ^ Manfred Messerschmidt: Der Minsker Prozeß 1946. S. 560.
  5. ^ Blood, p. 226.
  6. ^ On November 26 and 27, 1941, Germans under the command of Paul Karl Eick murdered most of the ghetto population, about 1,800 people, at the Jewish cemetery. Orscha, in: Guy Miron (Hrsg.): The Yad Vashem encyclopedia of the ghettos during the Holocaust. Jerusalem : Yad Vashem, 2009 ISBN 978-965-308-345-5, S. 554f.
  7. ^ Manfred Zeidler: Der Minsker Kriegsverbrecherprozeß vom Januar 1946. S. 237.
  8. ^ Tanja Penter: Das Urteil des Volkes. S. 130 f.
  9. ^ Andreas Hilger: Die Gerechtigkeit nehme ihren Lauf. S. 245.
  10. ^ Manfred Messerschmidt: Der Minsker Prozeß 1946. S. 566.
  11. ^ Manfred Zeidler: Der Minsker Kriegsverbrecherprozeß vom Januar 1946. S. 244.

Bibliografia

Collegamenti esterni