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Non morire
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Ho concluso "Non morire" e immediatamente l'ho inserito nella lista - immateriale e posposta a tempi lontani e indefiniti, ma reale - dei libri da rileggere.
Sono poche pagine, quelle di Anne Boyer, ma densissime, dotte e citazionistiche. Inevitabilmente, come con una certa rabbia ammette lei stessa, si tratta di una brutale testimonianza della propria malattia - carcinoma mammario triplo negativo -, ma l'approccio alla stessa è illuministico. Lo scopo è riflettere, e razionalizzare, e forse esorcizzare la malattia e i costrutti sociali che gravano sulla condizione del malato di cancro. Gli spunti sono innumerevoli, poiché enorme è la materia e di conseguenza molto il non detto. Nel corso dei capitoli, non manca lo spazio per riflettere sui guadagni delle casa farmaceutiche a danno di chi soffre, né una importante riflessione sulla condizione della donna (soprattutto se single, povera e/o non bianca) di fronte alla malattia.
Ammetto di aver fatto molta difficoltà nella lettura. Lo stile dei Boyer risente delle sue radici nella poesia, tanto che spesso mi sono ritrovato a dover rileggere interi periodi per afferrare il senso di ciò che stavo leggendo (e a volte ciò non è bastato). Il suo è un periodare criptico, lirico ed estruso - lanciato fuori con "violenza poetica/violenta poesia" in faccia a chi legge. Di frequente, poi, ha vinto la mia ignoranza: su alcuni concetti, figli di un'intellettuale - e appassionata filosofa - di livello accademico, ho alzato bandiera bianca. Eppure, molto mi è arrivato ugualmente, al di là dei miei limiti: il dolore, la rabbia, il bisogno di comunicare. Forse la rassegnazione, di certo il desiderio di spingervisi oltre grazie all'intelletto.
Ho imparato molto.
È per questo che mi propongo di rileggerlo in futuro, quando magari sarò venuto anche a capo di questo mio strano bisogno di immergermi nella lettura di pagine scritte sul confine con la morte.
A margine: credo che la lettura sia resa ancora più difficoltosa dalla traduzione. Ho dato un'occhiata al testo originale, per un certo stridore che avvertivo in sottofondo, e mi è parso di intravedere troppa irruenza nella mano della traduttrice. Quasi un bisogno di interpretare per "rendere meglio". Magari mi sbaglio, ma sicuramente la mia rilettura sarà in lingua inglese.
Sono poche pagine, quelle di Anne Boyer, ma densissime, dotte e citazionistiche. Inevitabilmente, come con una certa rabbia ammette lei stessa, si tratta di una brutale testimonianza della propria malattia - carcinoma mammario triplo negativo -, ma l'approccio alla stessa è illuministico. Lo scopo è riflettere, e razionalizzare, e forse esorcizzare la malattia e i costrutti sociali che gravano sulla condizione del malato di cancro. Gli spunti sono innumerevoli, poiché enorme è la materia e di conseguenza molto il non detto. Nel corso dei capitoli, non manca lo spazio per riflettere sui guadagni delle casa farmaceutiche a danno di chi soffre, né una importante riflessione sulla condizione della donna (soprattutto se single, povera e/o non bianca) di fronte alla malattia.
Ammetto di aver fatto molta difficoltà nella lettura. Lo stile dei Boyer risente delle sue radici nella poesia, tanto che spesso mi sono ritrovato a dover rileggere interi periodi per afferrare il senso di ciò che stavo leggendo (e a volte ciò non è bastato). Il suo è un periodare criptico, lirico ed estruso - lanciato fuori con "violenza poetica/violenta poesia" in faccia a chi legge. Di frequente, poi, ha vinto la mia ignoranza: su alcuni concetti, figli di un'intellettuale - e appassionata filosofa - di livello accademico, ho alzato bandiera bianca. Eppure, molto mi è arrivato ugualmente, al di là dei miei limiti: il dolore, la rabbia, il bisogno di comunicare. Forse la rassegnazione, di certo il desiderio di spingervisi oltre grazie all'intelletto.
Ho imparato molto.
È per questo che mi propongo di rileggerlo in futuro, quando magari sarò venuto anche a capo di questo mio strano bisogno di immergermi nella lettura di pagine scritte sul confine con la morte.
A margine: credo che la lettura sia resa ancora più difficoltosa dalla traduzione. Ho dato un'occhiata al testo originale, per un certo stridore che avvertivo in sottofondo, e mi è parso di intravedere troppa irruenza nella mano della traduttrice. Quasi un bisogno di interpretare per "rendere meglio". Magari mi sbaglio, ma sicuramente la mia rilettura sarà in lingua inglese.
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Non morire.
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Reading Progress
November 7, 2020
–
Started Reading
November 7, 2020
– Shelved
November 8, 2020
–
Finished Reading
February 12, 2024
– Shelved as:
death