Congregazione del Brasile
La Congregazione del Brasile (in latino Congregatio Brasiliensis) è una delle congregazioni monastiche che costituiscono l'Ordine di San Benedetto.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La prima comunità di benedettini giunse dal Portogallo in Brasile nel 1581[2] e si insediò presso l'eremo di San Sebastiano a Salvador di Bahia, dando inizio alla prima abbazia benedettina delle Americhe: da Salvador partirono i monaci che fondarono le abbazie di Olinda (1582), Rio de Janeiro (1586), Paraíba do Norte (1596) e São Paulo (1598). Per l'estrema vitalità del monachesimo brasiliano, il consiglio capitolare della congregazione benedettina portoghese nel 1596 stabilì che le abbazie brasiliane costituissero una provincia a parte, ma sempre alle dipendenze della congregazione portoghese.[3]
L'invasione olandese del 1624 danneggiò i monasteri brasiliani (i monasteri di Olinda e Paraiba vennero saccheggiati). Intanto altri monasteri vennero fondati nella parte meridionale del Brasile: nel 1650 a Santos, nel 1660 a Sorocaba, nel 1668 a Jundiaí, tutti dipendenti da São Paulo. Nel territorio di Bahia sorsero invece i monasteri di Nostra Signora das Brotas (elevato ad abbazia nel 1713) e di Nostra Signora delle Grazie (elevato ad abbazia nel 1720).[3]
Nel 1822 il Brasile conquistò l'indipendenza dal Portogallo e i benedettini brasiliani ottennero dalla Santa Sede, con la bolla Inter gravissimas del 1º luglio 1827, lo smembramento dei loro monasteri dalla congregazione portoghese e la costituzione in congregazione indipendente.[3]
Sotto il governo del marchese di Pombal e dei suoi successori vennero emanate numerose norme che causarono l'impoverimento e la diminuzione delle comunità monastiche brasiliane: solo nel 1889 (quando i monaci erano ridotti a 19, dispersi in 11 monasteri) il governo brasiliano diede ai benedettini il permesso di ricevere nuovi novizi.[3]
Nell'intento di infondere nuova vita alla congregazione brasiliana, nel 1893 l'abate generale Domenico della Trasfigurazione Machado avviò trattative con la congregazione di Beuron, che era in pieno sviluppo:[3] l'archiabate di Beuron Placido Wolter e l'abate primate Ildebrando de Hemptinne affidarono l'opera a Gerardo van Caloen.[4]
Gerardo van Caloen giunse in Brasile il 22 agosto 1895 insieme a 15 compagni e prese possesso dell'abbazia di Olinda, dove aprì un noviziato; per reclutare novizi van Caloen aprì anche delle procure in Europa (Acqua Calda, presso Siena, Wessobrunn, in Germania, Saint-André, presso Bruges, che divenne abbazia nel 1901 e nel 1920 fu tra quelle che iniziarono la congregazione belga dell'Annunziata).[4]
La Santa Sede approvò le nuove Declarationes et constitutiones della congregazione il 5 luglio 1910: il mandato degli abati, fino ad allora triennale, divenne vitalizio.[4]
Attività e diffusione
[modifica | modifica wikitesto]I monaci della congregazione benedettina del Brasile si dedicano: alla cura d'anime in cappellanie, parrocchie e nelle forze armate; all'educazione in collegi, seminari e facoltà universitarie (presso il monastero di Olinda furono aperte, nel 1828, la prima facoltà di giurisprudenza del Brasile e poi scuole di agraria e veterinaria, mentre i monaci di São Paulo nel 1908 fondarono la facoltà di filosofia che nel 1945 fu annessa all'università cattolica); alle opere sociali (lotta all'analfabetismo e sostegno ai poveri nella costruzione di abitazioni, soprattutto nel nord-est brasiliano); all'editoria e all'apostolato liturgico (il messale di dom Beda Keckeisen, pubblicato dal monastero di Bahia, fu il principale strumento di divulgazione delle spiritualità liturgica nel paese).[5]
Il monastero di São Bento a Salvador de Bahia, il più antico della congregazione, ha il titolo di arciabbazia e ha un primato di onore: la sede generalizia, di fatto, è il monastero governato dall'abate che presiede, pro tempore, la congregazione (nel 2010 l'arciabate di São Bento, a Salvador).[1]. I benedettini della congregazione del Brasile si trovano anche in Italia: dal 2013 al 2019 una famiglia di monaci si è insediata nella Basilica di Santo Stefano (Bologna) [6] e dal 2020 sull’Isola di Barbana in provincia e arcidiocesi di Gorizia, una cella di monaci è rimasta a Bologna in pieno centro storico nel Santuario di Santa Maria della Vita in via Clavature per l'officiatura stabile di questo bellissimo santuario.
Nel 2007 la congregazione contava 8 monasteri con 244 religiosi, 100 dei quali sacerdoti.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Ann. Pont. 2010, p. 1426.
- ^ L. Brasil e J.P. Müller, DIP, vol. II, col. 1472.
- ^ a b c d e L. Brasil e J.P. Müller, DIP, vol. II, col. 1473.
- ^ a b c L. Brasil e J.P. Müller, DIP, vol. II, col. 1474.
- ^ L. Brasil e J.P. Müller, DIP, vol. II, col. 1475.
- ^ Copia archiviata, su abbaziasstefano.wixsite.com. URL consultato il 26 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2018).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Annuario Pontificio per l'anno 2010, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010. ISBN 978-88-209-8355-0.
- Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.