Georges de Pimodan

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Georges de la Vallée de Rarecourt marchese de Pimodan (Échenay, 29 gennaio 1822Castelfidardo, 18 settembre 1860) è stato un militare e legittimista francese a servizio dell'Impero austriaco e dello Stato Pontificio.

Georges de Pimodan
Dati militari
Paese servito Impero austriaco
Stato Pontificio (bandiera) Stato Pontificio
Forza armata Esercito imperiale austriaco
Stato Pontificio (bandiera) Esercito dello Stato della Chiesa
Anni di servizio1847-1860
GradoGenerale
GuerreRivoluzione ungherese del 1848
Guerre d'indipendenza italiane
CampagneCampagna piemontese in Italia centrale
Cinque giornate di Milano
BattaglieBattaglia di Castelfidardo
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Nato da Camille de Pimodan[1] e da Claire Fauveau de Frénilly[2], compie i suoi studi al collegio dei gesuiti di Friburgo. Viene ammesso a Saint-Cyr dove però, nel 1840, rifiuta di servire Luigi Filippo di Francia, decidendo, nel 1847, di entrare nella Cavalleria leggera austriaca, dove diverrà sotto-tenente. A Verona, dove viene inviato, viene nominato capitano e aiutante di campo del generale Josef Radetzky. Sotto gli ordini del generale Jelačić, poi, combatte la rivolta ungherese di Kossuth. Fatto prigioniero a Petrovaradin, viene condannato a morte. Il 23 agosto 1849, però, con la disfatta dell'armata ungherese di Artúr Görgei riesce a salvarsi. Viene nominato colonnello, ma lascia l'esercito per rientrare in Francia e sposarsi con Emma de Couronnel, figlia di un gentiluomo di Carlo X. Nell'aprile del 1860 entra nell'Esercito Pontificio per difendere lo Stato Pontificio. Raggiunge i gradi di capo-maggiore e il 3 agosto diventa generale. Partecipa alla battaglia di Castelfidardo, dove muore eroicamente gridando agonizzante ai suoi soldati Dio è con noi[3].

A tal proposito, Antonio Bresciani descrive la morte del de Pimodan nel suo romanzo Olderico, ovvero lo zuavo pontificio: "In quali storie trovate voi un condottiero che innalzi il suo magnanimo petto a tanta altezza? Noi leggiamo di molti che, feriti nel combattimento, gridavano a chi li circondava -vendicatemi- ma in quest'atroce lotta dell'empietà contro la religione, dell'ingiustizia contro il diritto, della fellonia contro la lealtà, della bestemmia contro Dio, il duce Cristiano non ha altra parola a dire, che -Dio è con noi!- e, vinca o perda, egli è sicuro della vittoria, e viva o muoia, egli è sicuro del suo trionfo."[4]

Fu sepolto nella chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma, come lui un tempo aveva confessato di desiderare, nel caso di una sua possibile morte[5]. Il funerale fu celebrato la mattina del 3 ottobre nella basilica di Santa Maria in Trastevere e il pomeriggio fu sepolto nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Così Roncalli descrive la funzione: "Il trasporto fu veramente dignitoso, commovente e straordinario. La bara era portata a vicenda da cannonieri e zuavi. Vi prese parte lo Stato Maggiore pontificio e francese, molta truppa di linea, cavalleria e due concerti musicali. Sulla coltre vi era il cappello, le spalline, la spada e la ghirlanda di alloro donata dal generale piemontese per onorare la memoria di tanto prode soldato. Il tutto procedette nella massima tranquillità ed ordine. Seguivano il feretro varie centinaja di devoti alla causa della S. Sede."[6]

Papa Pio IX fece iscrivere in suo onore sul frontone della Chiesa:

(LA)

«GEORGES DE PIMODAN VIRO NOBILISSIMO DUCI FORTISSIMO QUEM PRO SEDE APOSTOLICA MAGNAE ANIMAE PRODIGUM CATHOLICUS ORBIS LUGET PIUS IX, PONT. MAX. SUO ET ROMANAE ECCLESIAE NOMINE SOLEMNE FUNUS TANTAE VIRTUTI ET PIETATI DEBITUM MOERENS PERSOLVIT»

(IT)

«A Georges de Pimodan, uomo nobilissimo Capo veramente coraggioso, che, Prodigo della sua grande anima Morì per la Santa Sede apostolica Pianto da tutto l'universo cattolico. Il sovrano pontefice Pio IX A suo nome e a nome della Chiesa romana Ha reso tra le lacrime gli onori funebri Dovuti a tanto coraggio e devozione»

Sulla tomba, invece, sono iscritte le seguenti parole:

(LA)

«AVE.ANIMA.FORTIS O.ET.DIVINI.ET.HUMANI.IURIS.VINDEX TE.QVIBVS.ALIQVIS.RESIDET IVSTI.ET.HONESTI.PVDOR SCELESTO.OCCISVM.DEFLENT.LATROCINIO TE.QVIDQVID.EST.HOMINVM.GENEROSIORVM TE.QVI.CATHOLICVM.NON.MENTIVNTVR.NOMEN MARTYREM.MARTYREM PRAEDICANT»

(IT)

«Ave, anima forte, vendicatore del diritto divino e umano, coloro a cui resta qualche sentimento di giustizia e di onestà ti piangono, vittima di un infame brigantaggio gli uomini più generosi ti acclamano eroe coloro che non mentono al loro nome di cattolico ti proclamano martire»

Pio IX, inoltre, concederà ai discendenti di de Pimodan il titolo di duchi.

Senatore e Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine Piano (Stato Pontificio) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine imperiale di Leopoldo (Austria) - nastrino per uniforme ordinaria
Croce al merito militare austriaca - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine di Leopoldo (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine costantiniano di San Giorgio (Napoli) - nastrino per uniforme ordinaria

Era, inoltre, ciambellano onorario dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria e cavaliere dell'Ordine ducale di Parma.

  1. ^ Gentiluomo francese e fedele suddito del re Carlo X, nel cui esercito servì come capitano di cavalleria. Morì nel 1856.
  2. ^ Figlia della Marchesa de Frénilly, morì nel 1857.
  3. ^ Marchese de Segur, I martiri di Castelfidardo, pg.56
  4. ^ Antonio Bresciani, "Olderico, ovvero lo zuavo pontificio, racconto del 1860",
  5. ^ Stefano Tomassini, Roma, il Papa, il Re. L'Unità d'Italia e il crollo dello Stato Pontificio, Il Saggiatore, pg.403
  6. ^ Ibidem

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