Guardie della Luftwaffe nei campi di concentramento
Durante la seconda guerra mondiale, la Luftwaffe impiegò i suoi soldati come guardie nei campi di concentramento e in alcuni casi fornì anche il personale necessario per gli altri campi.
I campi realizzati per lo sfruttamento del lavoro forzato nella produzione degli armamenti furono spesso gestiti dalla Wehrmacht, la stessa che avrebbe poi utilizzato i prodotti finiti.[1] Inoltre, a metà del 1944, la Wehrmacht inviò circa 10.000 soldati nei campi di concentramento per sopperire alla carenza di guardie, di questi molti appartenevano alla Luftwaffe.[2]
Operazioni del campo
[modifica | modifica wikitesto]Alla fine della guerra, 2.700 soldati della Luftwaffe lavoravano ancora come guardie a Buchenwald e nei suoi sottocampi.[3] Anche i campi principali di Flossenbürg[4] Mittelbau-Dora,[5] e Natzweiler avevano in servizio molte guardie della Luftwaffe.[6]
Alla fine del 1943, fu aperto a metà strada tra Auschwitz II-Birkenau e Auschwitz I un cantiere di recupero della Luftwaffe (in tedesco: Zerlegebetrieb). Circa 1.300 prigionieri alla volta furono costretti a lavorare per recuperare le parti meccaniche degli aerei della Luftwaffe e degli Alleati danneggiati irreparabilmente. Questi prigionieri furono sorvegliati sia dal personale della Luftwaffe che dalle SS. Sebbene molti membri del personale della Luftwaffe contrabbandassero le lettere o fornissero cibo ai prigionieri, il loro ufficiale in comando fu tristemente noto per aver picchiato i prigionieri con un tubo di alluminio.
I prigionieri furono costretti a marciare da Birkenau verso lo Zerlegebetrieb ogni mattina, furono esentati dal lavoro solo nel caso che la temperatura esterna scendesse al di sotto dei -15° C. La maggior parte dei lavoratori furono prigionieri di guerra polacchi o sovietici (questi ultimi furono noti per i frequenti tentativi di fuga). Durante le operazioni di smantellamento dell'aereo fu possibile ricavare molti oggetti di valore e spesso i prigionieri cercarono di riportarli di nascosto al campo per barattarli secondo le loro necessità. Il tasso di mortalità nel campo fu alto a causa delle dure condizioni di vita e degli incidenti sul lavoro.[7][8]
Le guardie della Luftwaffe gestirono una fabbrica di armi antiaeree a Monowitz,[9][10] la Luftwaffe fornì le attrezzature antiaeree necessarie a proteggere la fabbrica dai bombardamenti aerei.[11] All'inizio del 1944, furono presenti 1.000 guardie della Luftwaffe ad Auschwitz.[12]
Le guardie della Luftwaffe si guadagnarono la reputazione di essere meno brutali delle SS, in diversi casi tentarono di migliorare le condizioni dei prigionieri.[13][10] Tuttavia, anche il personale della Luftwaffe spesso maltrattò i prigionieri:[14] ad esempio, i tecnici della Luftwaffe in alcuni casi costrinsero i prigionieri a disinnescare o maneggiare le bombe inesplose.[15] Secondo quanto riferito, i soldati della Luftwaffe giustiziarono i prigionieri durante una marcia della morte,[16] e torturarono e uccisero i prigionieri a Wiener Neudorf, un sottocampo del campo di Mauthausen-Gusen.[1] Per questi ultimi crimini, Ludwig Stier, capitano della Luftwaffe e responsabile degli uomini della Luftwaffe nel campo, fu condannato a morte da un tribunale militare statunitense nel 1947 e giustiziato.[17]
Elenco dei campi con principalmente guardie della Luftwaffe
[modifica | modifica wikitesto]- Sottocampi di Buchenwald: Mühlhausen[18] e Stalag-13 Wernigerode[19]
- Sottocampi di Dachau: Horgau,[20] Fischen,[21] Ottobrunn,[22] Stephanskirchen,[23] e Sudelfeld[24]
- Sottocampi di Flossenbürg: Altenhammer,[25] Holleischen,[26] Kirchham,[27] Leitmeritz,[28] e Mülsen St. Micheln[29]
- Sottocampi di Gross-Rosen: Brieg[30] e Kittlitztreben[31]
- Sottocampi di Herzogenbusch: Breda,[32] Leeuwarden,[33] e Venlo[34]
- Sottocampi di Hinzert: Langendiebach I and II,[35] Mainz-Finthen,[36] Merzhausen,[37] Seligenstadt,[38] e Usingen[39]
- Sottocampi di Mauthausen-Gusen: Gusen II,[40] Melk,[41] Wiener Neudorf,[1] e Schwechat[42]
- Il campo di concentramento di Mielec[43]
- Sottocampi di Mittelbau-Dora: Ellrich,[44] Günzerode[45]
- Sottocampi di Natzweiler: Cochem-Bruttig,[46] Erzingen,[47] Aeroporto di Hailfingen, dove morirono quasi 200 prigionieri,[48] Neckarelz I and II,[49] e Mannheim-Waldhof[50]
- Sottocampi di Neuengamme: Beendorf,[51] Bremen,[52] Bremen-Obernheide,[53] Kaltenkirchen,[54] e Meppen-Dalum[55]
- Il campo di lavoro vicino al ghetto di Nowy Swierzen[56]
- Sottocampi di Ravensbrück: Karlshagen I e II[57]
- SS-Baubrigaden: un complesso di 13 campi coinvolti nella costruzione dei siti di armi V-1 nella Francia occupata[58]
- Sottocampi di Sachsenhausen: Mackenrode,[59] Nüxi,[60] e Wieda[61]
- Sottocampi di Stutthof: Gerdauen,[62] Heiligenbeil,[63] Jesau,[64] Praust,[65] Schippenbeil,[66] e Seerappen[67]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c USHMM, p. 955.
- ^ Blatman, p. 371.
- ^ USHMM, p. 291.
- ^ USHMM, p. 568.
- ^ USHMM, p. 969.
- ^ USHMM, p. 1010.
- ^ Rawson, p. 38.
- ^ Auschwitz Study Group
- ^ USHMM, p. 222.
- ^ a b Langbein, p. 280.
- ^ Auschwitz-Birkenau Memorial and Museum
- ^ Uziel, p. 54.
- ^ USHMM, pp. 533, 623, 648, 649, 834, 835, 837, 936, 984, 1023, 1059, 1454.
- ^ USHMM, pp. 391, 533, 570, 641, 1059, 1152, 1248, 1464, 1478.
- ^ USHMM, pp. 336, 402, 702, 821, 1365, 1368, 1426.
- ^ USHMM, p. 641.
- ^ USHMM, p. 956.
- ^ USHMM, p. 396.
- ^ USHMM, p. 437.
- ^ USHMM, p. 453.
- ^ USHMM, p. 493.
- ^ USHMM, p. 533.
- ^ USHMM, p. 547.
- ^ USHMM, p. 550.
- ^ USHMM, p. 570.
- ^ USHMM, p. 615.
- ^ USHMM, p. 623.
- ^ Skriebeleit, p. 174.
- ^ USHMM, p. 640.
- ^ USHMM, p. 717.
- ^ USHMM, p. 754.
- ^ USHMM, p. 820.
- ^ USHMM, pp. 820-821.
- ^ USHMM, p. 821.
- ^ USHMM, p. 834.
- ^ USHMM, pp. 834-835.
- ^ USHMM, p. 837.
- ^ USHMM, pp. 839-840.
- ^ USHMM, p. 840.
- ^ Mauthausen Memorial
- ^ USHMM, p. 936.
- ^ USHMM, p. 962.
- ^ USHMM, p. 870.
- ^ USHMM, p. 979.
- ^ USHMM, p. 1379.
- ^ USHMM, p. 1020.
- ^ USHMM, p. 1029.
- ^ Mall, Roth
- ^ USHMM, p. 1046.
- ^ USHMM, p. 1043.
- ^ USHMM, p. 1083.
- ^ USHMM, p. 1090.
- ^ USHMM, pp. 1096-1097.
- ^ USHMM, p. 1152.
- ^ USHMM, p. 1159.
- ^ USHMM, p. 1152.
- ^ USHMM, p. 1208.
- ^ USHMM, p. 1369.
- ^ USHMM, p. 1388.
- ^ USHMM, p. 1390.
- ^ USHMM, p. 1397.
- ^ USHMM, p. 1453.
- ^ USHMM, p. 1459.
- ^ USHMM, p. 1463.
- ^ USHMM, p. 1471.
- ^ USHMM, p. 1477.
- ^ USHMM, p. 1479.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Mini dictionary, su auschwitz.org, Auschwitz-Birkenau Memorial and Museum. URL consultato il 14 settembre 2018.
- (EN) Zerlegebetrieb, su auschwitzstudygroup.com, Auschwitz Study Group. URL consultato il 14 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2018).
- (EN) Daniel Blatman, The Death Marches, Harvard University Press, 2011, ISBN 9780674059191.
- (EN) Hermann Langbein, People in Auschwitz, traduzione di Zohn Harry, Chapel Hill, University of North Carolina Press in connection with the United States Holocaust Memorial Museum, 2005 [1972], ISBN 978-0-8078-6363-3.
- (EN) Volker Mall e Harald Roth, The KZ-Außenlager (subcamp) at the Night-Fighter Airbase Hailfingen/Tailfingen, su Alemannia Judaica: Arbeitsgemeinschaft für die Erforschung der Geschichte der Juden im süddeutschen und angrenzenden Raum, traduzione di Baumann Christof. URL consultato il 14 settembre 2018.
- (DE) Die SS, su mauthausen-memorial.org, Mauthausen Memorial. URL consultato il 14 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2023).
- (EN) Andrew Rawson, Auschwitz: The Nazi Solution, Pen and Sword, 2015, ISBN 9781473827981.
- (DE) Jörg Skriebeleit, Flossenbürg: das Konzentrationslager Flossenbürg und seine Außenlager, a cura di Benz Wolfgang, Distel Barbara, Munich, C. H. Beck, 2007, pp. 169–175, ISBN 9783406562297.
- (EN) USHMM, Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945, a cura di Geoffrey P. Megargee, vol. 1, United States Holocaust Memorial Museum, 2009, ISBN 978-0-253-35328-3.
- (EN) USHMM, Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945, a cura di Geoffrey P. Megargee, Dean Martin, vol. 2, United States Holocaust Memorial Museum, 2012, ISBN 978-0-253-00202-0.
- (EN) Daniel Uziel, Arming the Luftwaffe: The German Aviation Industry in World War II, Jefferson, McFarland, 2011, ISBN 9780786488797.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945, su ushmm.org.