Sangiaccato di İpek

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Sangiaccato di İpek
İpek Sancağı
Sanxhaku i Pejës
Пећки санџак
Sangiaccato di İpek
Informazioni generali
Capoluogoİpek
Dipendente daImpero ottomano (bandiera) Impero ottomano
Amministrazione
Forma amministrativaSangiaccato
Evoluzione storica
Inizio1520
CausaIstituzione
Fine1913
CausaPrima guerra balcanica
Preceduto da Succeduto da
Principato di Dukagjini Regno del Montenegro
Serbia
Principato di Albania

Oggi parte di
Montenegro (bandiera) Montenegro
Serbia (bandiera) Serbia
Kosovo (bandiera) Kosovo

Il sangiaccato di Ipek[1][2][3][4] (in turco İpek sancak, in albanese Sanxhaku i Pejës, in serbo Пећки санџак?) o sangiaccato di Ducagino[5][6] (in turco Dukakin sancak, in albanese Sanxhaku i Dukagjinit, in serbo Дукађински санџак?) era uno dei sangiaccati dell'Impero ottomano con capoluogo la città di İpek (Peja/Peć), nell'attuale in Kosovo.

Amministrazione

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Nelle memorie di viaggio di Fedor Karaczay del 1842, è riportato che il sangiaccato di İpek includeva l'Albania nord-orientale e la maggior parte della pianura di Metochia e aveva tre kadiluk: Dukakin, İpek, Yakova.[7]

Nel 1900-1912 il sangiaccato di İpek aveva quattro kaza (distretti): Peja, Gjakova, Gusinje e Berane.[8]

Dukagin (o Ducagino)[9] era in passato il nome di una kaza ottomana (nel sangiaccato di Scutari), che in seguito nel 1520, divenne sangiaccato con il nome di Dukakin sancak (sangiaccato di Ducagino) e compreso nell'Eyalet di Rumelia.[10] Il nome della sede del sangiaccato, İpek, era usato in modo intercambiabile con il nome sangiaccato (İpek sancak).

Il sangiaccato di İpek fu spesso sotto il controllo diretto del sanjak-bey del sangiaccato di Scutari. Nel 1536 Ali-beg, allora sanjak-bey di İpek, fu impiccato per ordine del sultano per gli errori e l'incompetenza nel governare il suo sangiaccato.[11] La popolazione cristiana del sangiaccato si ribellò contro le autorità ottomane, soprattutto negli anni 1550, perché non era in grado di pagare le tasse appena introdotte.[12] Durante una di queste ribellioni al sanjak-bey di Dukakin, Kasim-beg, fu ordinato di reprimere la ribellione con l'aiuto dei sangiaccato di Scutari (İşkodra) e Durazzo (Dıraç), qualora necessario.[13] Nel 1690 il sanjak-bey Mahmud Pasha Hasanbegović attaccò le truppe austriache a İpek durante la grande guerra turca.[14]

Alla fine del 1737, il sanjak-bey Mahmudbegović devastò Vasojevići e perseguitò molte persone nel Sangiaccato di İpek.[15]

I serbi di Peć informarono la Russia dell'uccisione di oltre 100 persone dopo il 1875, nonché del saccheggio del monastero patriarcale e del Visoki Dečani.[16]Nel 1877 il sanjak divenne parte del nuovo Vilayet del Kosovo con sede a Skopje.

Abolizione ed eventi successivi

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Il sangiaccato fu abolito nel 1904.[17]

Alla fine del 1912 durante la prima guerra balcanica, il sangiaccato fu occupato dal Regno del Montenegro e dal Regno di Serbia. Nel 1914 una parte minore del territorio entrò a far parte del neocostituito Principato d'Albania, istituito sulla base del trattato di pace firmato durante la Conferenza di Londra del 1913.[18]

Elenco dei sanjak-bey

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  • Ali Bey (in serbo Ali-beg?; fl. 1536)[19]
  • Ali-beg (-1537)
  • Kasim-beg (att. 1550)
  • Mahmud Pasha (in serbo Mahmud-paša Hasanbegović?; fl. 1690)
  • Tahir Pasha Mahmud Bey-zade (att. 1717)
  • Kurd Mehmed Pasha (1727) [20]
  • Mahmudbegovic (att. 1737).[15]
  1. ^ Eugenio Barbarich, Albania. (Monografia antropogeografica.), E. Voghera, 1905, p. 283. URL consultato il 27 settembre 2021.
  2. ^ Giovanni Amadori-Virgilj, La questione rumeliota (Macedonia, Vecchia Serbia, Albania, Epiro) e la politica italiana, N. Garofalo, 1908, p. 397.
  3. ^ Arturo Galanti, L'Albania: notizie geografiche, ethnografiche e storiche, Societa editrice Dante Alighieri, 1901, p. 48.
  4. ^ Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici, I Documenti diplomatici italiani, Libreria dello Stato, 2001, p. 897.
  5. ^ Studi albanesi, Istituto per l'Europa orientale, 1931, p. 109.
  6. ^ Annuario dell'Istituto orientale, Giannini, 1918, p. 69.
  7. ^ Royal Geographical Society, The Journal of the Royal Geographical Society: JRGS, Murray, 1843, pp. 66-.
  8. ^ Milić F. Petrović, Dokumenti o Raškoj oblasti: 1900-1912, Arhiv Srbije, 1995, p. 8.
    «Пећки санџак чинилс казе: Пећ, Ђаковица, Гусиње и Беране (Доњи Васојсвићи).»
  9. ^ Giovanni Battista Margaroli, La Turchia ovvero l'impero ottomano osservato nella sua situazione geografica-statistica politica e religiosa, non che nella sua storia etc, Schiepatti, 1829, p. 84. URL consultato il 28 settembre 2021.
    «Dukagin o Ducagino , sangiaccato poco conosciuto dell'alta Albania»
  10. ^ Tahir Sezen, Osmanlı yer adları: (alfabetik sırayla), T.C. Başbakanlık Devlet Arşivleri Genel Müdürlüğü, 2006, ISBN 9789751939456.
  11. ^ Godisnjak, Sarajevo, Drustvo Istoricara Bosne i Hercegovine, 1950, p. 95.
    «.у личности султана који их за сваки пропуст може казнити ...објешен пећки санџак-бег Али-бег (nella persona del sultano che può punirli per ogni omissione ... il sandzak-beg Ali-beg di Peja fu impiccato)»
  12. ^ Oliver Jens Schmitt, Religion und Kultur im albanischsprachigen Südosteuropa, 2010, p. 43, ISBN 978-3-631-60295-9, OCLC 685187080. URL consultato il 12 ottobre 2021.
    «The Christian population of sancak of Dukagjin rebelled particularly often in 1550»
  13. ^ Jugoslovenski istorijski časopis, vol. 17, Savez društava istoričara Jugoslavije, 1978, p. 209.
    «Tako je beg Dukađina, Kasim-beg, bio zadužen... dizdaru Drača i dizdarima skadarskog sandžaka da pomognu sandžak-begu Dukađina, Kasim-begu»
  14. ^ (SR) Zbornik za društvene nauke, Issues 12-15, Novi Sad, Matica srpska (Novi Sad, Serbia). Odeljenje za društvene nauke, 1956, p. 48.
    «Пошто је на Призрен напао Дукађински санџак Махмуд-паша Хасанбеговић»
  15. ^ a b Stanojević, Vasić, 1975, p. 294.
  16. ^ Mihailović, 2006, p. 32.
  17. ^ Vukoman Salipurović, Raonicka buna: agrarni pokret u zapadnim krajevima stare Srbije, 1906 i 1907, 1969, p. 34.
  18. ^ Miranda Vickers, The Albanians: a modern history, I.B.Tauris, 1999, pp. 77, 78, ISBN 978-1-86064-541-9.
  19. ^ Annuaire de la Société historique de Bosnie et Herzégovine, Istorisko društvo Bosne i Hercegovine, 1952.
  20. ^ ثريا، محمد e Ali Aktan, Sicill-i Osmanî, yahud, Tezkire-i meşâhir-i Osmâniyye, Sebil Yayınevi, 1997, p. 75.