Stile compendiario
Lo stile compendiario (dal latino compendium, con significato di risparmio, accorciamento, via più breve) distingue una pittura di veloce esecuzione, descritta per la prima volta da Plinio il Vecchio che ne attribuì l'ideazione a Filosseno di Eretria.[1] Oggi lo stile compendiario è riferito anche a dipinti che, grazie alle innovazioni tecniche, si realizzano con grande rapidità.
Descrizione e storia
[modifica | modifica wikitesto]Epoca romana
[modifica | modifica wikitesto]La pittura dell'età Alessandrina, spesso definita "pittura compendiaria", influenzò il gusto pittorico dell'età imperiale romana, in particolare la decorazione di piatti e di vasi in ceramica. Priva di contorni precisi e marcati, è una decorazione stilizzata, fatta a punta di pennello.
La maiolica italiana
[modifica | modifica wikitesto]Gaetano Ballardini nel 1929 definì stile compendiario un tipo di pittura su ceramica, con raffigurazioni leggere e stilizzate, ideato a Faenza nel Cinquecento.[2] I bianchi del XVI e del XVII secolo rappresentano la tipologia decorativa esemplare di questo stile. A Deruta, Nicola Francioli fu tra i primi a dipingere maioliche in stile compendiario. Al ceramista faentino Virgilio Calamelli (detto Virgiliotto Calamelli), (1531–1570), al ceramista Leonardo Bettisi (detto Don Pino), (notizie dal 1564 al 1589) e ai Dalle Palle o Giangrandi si deve la nascita dello stile compendiario.
La superficie bianca che copriva il biscotto doveva risultare lucida e corposa, grazie ad uno smalto molto spesso che dava alla maiolica brillantezza e luminosità. Per la decorazione pittorica, che in genere era riservata alla parte centrale del manufatto, si utilizzavano una tavolozza parca di colori - giallo, blu e ocra - ed un'estrema essenzialità di elementi decorativi. I disegni comprendevano a volte esili e solitarie figure, su fondo bianco, circondate da ghirlande stilizzate. Lo stile compendiario, che era una forma di reazione all'eccesso cromatico della ceramica di scuola urbinate, segnava un bisogno nuovo di semplicità e si serviva come base di uno smalto bianco vellutato, superbo per candore. Le figurette erano in movimento, aeree, ottenute con brevi tocchi di colore, senza minuzie descrittive, senza inutile precisione.
Le maioliche di Laterza in stile compendiario sono decorate con schizzi di pochi elementi e di pochi colori - in genere blu e giallo, su fondo bianco[3]. Lo stile istoriato laertino è tipico per la monocromia turchina, data su smalto bianco[4].
La ceramica di Castelli utilizzò lo stile compendiario fino a quando Francesco Grue (1618-1673) sviluppò uno stile istoriato che sostituì quello compendiario.[5]
Ceramica compendiaria italiana nei musei
[modifica | modifica wikitesto]- Acquapendente, museo della città.
- Deruta, museo regionale della Ceramica, sala del compendiario.
- Faenza, museo internazionale delle ceramiche.
- Firenze, Torre della Pagliazza, Museo della Pagliazza.
- Laterza (TA); Mu.Ma Laterza - Museo della Maiolica.
- Londra, Victoria and Albert Museum.
- Loreto Aprutino, galleria delle antiche ceramiche abruzzesi (museo Acerbo), sala 1.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Naturalis Historia, XXXV, 110.
- ^ Gaetano Ballardini, Un nuovo capitolo nella storia della maiolica italiana, Roma, Bestetti & Tumminelli, 1929, SBN IT\ICCU\RAV\0952663.
- ^ Guido Donatone, La maiolica di Laterza del Seicento, Galatina (LE), Congedo Editore, 2016, ISBN 978-88-6766-153-4, OCLC 974708803. URL consultato il 5 dicembre 2020.
- ^ Francesco Abbate, Il secolo d'oro, in Storia dell'arte nell'Italia meridionale, vol. 4, Roma, Donzelli Editore Srl, 2002, p. 224, ISBN 88-7989-351-3, OCLC 38082038. URL consultato il 5 dicembre 2020.
- ^ Luciana Arbace, Francesco Grue 1618-1673: la maiolica a Castelli d'Abruzzo dal compendiario all'istoriato, Colledara, Andromeda Editrice, 2000, SBN IT\ICCU\PBE\0009249.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Vincenzo De Pompeis (a cura di), La maiolica italiana di stile compendiario: i bianchi, Torino, Allemandi, 2 volumi, 2010, SBN IT\ICCU\RAV\1879235.