Utente:LucaLindholm/Sandbox/Principale

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Lista delle Pietre miliari dell'IEEE

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Questa è la lista ufficiale delle scoperte e invenzioni scientifiche (relative al campo elettrico ed elettronico) ufficialmente considerate come Pietre miliari dello IEEE[1]. Di seguito sono indicate le località dove le relative targhe commemorative delle Pietre miliari sono state poste:

Anno Autori Descrizione Città Stato Federazione
1751 Franklin, Benjamin Viene pubblicato il libro Experiments and Observations on Electricity Filadelfia Pennsylvania (bandiera) Pennsylvania Stati Uniti (bandiera) USA
1757-1775 Franklin, Benjamin Aver diffuso le conoscenze e gli studi sull'elettricità per vent'anni a Londra. Londra Inghilterra (bandiera) Inghilterra Regno Unito (bandiera) UK
1799 Volta, Alessandro Invenzione della pila, la prima batteria elettrica. Essa fu la prima fonte continua di corrente. Como Italia (bandiera) Italia Unione europea (bandiera) UE
1804 Francisco Salva Campillo Presentazione del primo telegrafo elettrico Barcellona Spagna (bandiera) Spagna Unione europea (bandiera) UE
Tabella di supporto

NOTE DI SERVIZIO

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Si usa il template "Bandiera" con i codici del template "NAZ": Template:Naz/man/Codici.

  1. ^ (EN) IEEE, List of IEEE Milestones, su ethw.org.

Campo di concentramento di Auschwitz

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NUOVA VERSIONE

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Il campo di concentramento di Auschwitz (in tedesco Konzentrationslager Auschwitz, abbreviato KL Auschwitz[1] o anche KZ Auschwitz[2]) è stato un vasto complesso di oltre 40 campi di concentramento e di sterminio situato nelle vicinanze della cittadina polacca di Oświęcim (in tedesco chiamata Auschwitz).[3][4][5] Nel complesso vi trovarono la morte 1,1 milioni di persone su 1,3 milioni di prigionieri totali, rendendolo il principale luogo di avvenimento della Shoah, del Porrajmos, dello sterminio degli oppositori politici e di altre categorie ostili, oltre che dell'Olocausto in generale.

Attivo tra il giugno 1940 e il gennaio 1945, consisteva di 3 campi principali[6]:

Oltre ad essi vi erano altri 44 sotto-campi costruiti durante l'occupazione tedesca della Polonia in cui i deportati venivano utilizzati per lavorare nelle diverse industrie tedesche costruite nei dintorni.[7]

Il complesso, così come tutti gli altri campi nazisti, era gestito da un'apposita unità delle SS, le Unità testa di morto (SS-Totenkopfverbände), alle quali si aggiungevano le SS-Aufseherin (tra cui si distinsero le feroci Maria Mandl e Irma Grese). Diversi gruppi di ebrei e criminali comuni furono designati come funzionari del campo agli ordini delle SS, ricoprendo ruoli come quello di Kapo o formando i Sonderkommando, le "squadre speciali" incaricati di smaltire i corpi uccisi nelle camere a gas. Nel campo venne adottato un regolamento apposito in 14 regole e si sviluppò conseguentemente anche un apposito linguaggio, il lagersprache, venne utilizzata un'apposita valuta, una particolare Lagergeld, e un complesso sistema di simboli per l'identificazione visiva dei prigionieri. Dall'autunno del 1943 l'intero complesso fu dotato di appositi bordelli sessuali per i prigionieri, in modo da aumentarne la produttività.

Il complesso subì una trasformazione continua: operativo nella sua prima parte dal giugno 1940 con l'arrivo dei primi prigionieri, nei primi due anni servì principalmente per la detenzione e l'eliminazione dei polacchi. Dal 1942, dopo la definitiva delineazione dell'architettura della "soluzione finale della questione ebraica" da parte di Reinhard Heydrich con la collaborazione di Adolf Eichmann - a seguito della conferenza di Wannsee del gennaio di quell'anno - si passò a un piano di sistematico sterminio delle popolazioni giudicate 'nemiche' del Reich, con il primo "treno della morte" carico di ebrei arrivato al campo il 26 marzo 1942[8][9].

Dopo vari esperimenti e soluzioni di vario tipo, il 3 settembre 1941 si utilizzò per la prima volta lo Zyklon B, un potente pesticida, per la gassificazione sistematica di centinaia di deportati: il complesso ne ricevette complessivamente una ventina di tonnellate nei tre anni successivi, sotto forma di pellet che venivano buttati nelle camere a gas da apposite fessure sul tetto delle stesse. Le operazioni di sterminio giunsero al loro culmine nei mesi di aprile-giugno 1944, con la deportazione e l'uccisione di mezzo milione di ebrei ungheresi. Le operazioni di gassificazione furono condotte l'ultima volta il 30 ottobre 1944[10], poiché subito dopo Himmler ordinò di arrestare tutte le gassificazioni nel territorio del Reich per occultarne le prove, data la veloce avanzata alleata.[11]

La documentazione diretta delle attività del campo variano da diverse raccolte fotografiche (l'Auschwitz Album e le foto del Sonderkommando su tutte), da alcune testimonianze oculari particolari, libri e saggi scritti da sopravvissuti (come Primo Levi e il suo Se questo è un uomo) e altro ancora.

In previsione dell'arrivo delle truppe alleate presso il complesso, nel gennaio 1945 le truppe naziste mandarono la maggior parte della popolazione del comprensorio di Auschwitz, con le marce della morte, verso altri campi in Germania e Austria.[12][13] Il campo fu liberato dagli alleati il 27 gennaio 1945 alle otto del mattino[14], un giorno commemorato dal 2005 come Giorno della Memoria.[15][16] Nel 1947 il parlamento polacco lo trasformò in un memoriale-museo[17] (modificando poi anche il proprio nome ufficiale[18][19]), mentre nel 1979 il sito venne dichiarato patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.[20] I responsabili dell'amministrazione del complesso furono giudicati in un apposito processo del 1947 e molti furono condannati a morte e impiccati nello stesso ormai ex-campo.

VECCHIA VERSIONE

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Il campo di concentramento di Auschwitz (in tedesco Konzentrationslager Auschwitz, abbreviato KL Auschwitz[1] o anche KZ Auschwitz[2]) è stato un vasto complesso di campi di concentramento e di sterminio situato nelle vicinanze della cittadina polacca di Oświęcim (in tedesco chiamata Auschwitz). Durante la seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1944, vi furono sterminati più di un milione di prigionieri, in gran parte ebrei.[3] Oltre al campo originario, denominato Auschwitz I, durante il periodo dell'Olocausto nacquero diversi altri campi del complesso, tra cui il famigerato campo di sterminio di Birkenau (Auschwitz II), situato a Birkenau (in polacco Brzezinka), il campo di lavoro di Monowitz (Auschwitz III), situato a Monowitz, (in polacco Monowice),[6] e altri 45 sotto-campi costruiti durante l'occupazione tedesca della Polonia in cui i deportati venivano utilizzati per lavorare nelle diverse industrie tedesche costruite nei dintorni.[7]

Il complesso dei campi di Auschwitz, il più grande[4] mai realizzato dal nazismo, svolse un ruolo fondamentale nel progetto di "soluzione finale della questione ebraica" – eufemismo con il quale i nazisti indicarono lo sterminio degli ebrei (nel campo, tuttavia, trovarono la morte anche molte altre categorie di internati) – divenendo rapidamente il più efficiente centro di sterminio della Germania nazista. Auschwitz, nell'immaginario collettivo, è diventato il simbolo universale del lager, nonché sinonimo di "fabbrica della morte", realizzato nel cuore dell'Europa orientale del XX secolo.[5]

Mentre i soldati dell'Armata Rossa si avvicinavano ad Auschwitz nel gennaio del 1945, verso la fine della seconda guerra mondiale, le truppe naziste mandarono la maggior parte della popolazione del comprensorio di Auschwitz, con le marce della morte, verso altri campi in Germania e Austria.[12][13] Le truppe sovietiche liberarono il campo il 27 gennaio 1945 alle otto del mattino[14], un giorno commemorato dal 2005 come Giorno della Memoria.[15]

Nel 1947 il parlamento polacco deliberò la creazione di un memoriale-museo che comprese l'area di Auschwitz I e Auschwitz II.[17] Nel 1979 il sito venne dichiarato patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.[20] La denominazione iniziale Auschwitz Concentration Camp è stata modificata in Memorial and Museum Auschwitz Birkenau - German Nazi Concentration and Extermination Camp.[18][19]

Ghetto di Theresienstadt

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[1]

  1. ^ a b (EN) KL Auschwitz-Birkenau, su auschwitz.org. URL consultato il 12 settembre 2018.
  2. ^ a b (DE) KZ Auschwitz Platz zum Morden, su spiegel.de. URL consultato il 12 settembre 2018.
  3. ^ a b Auschwitz, su Treccani. URL consultato il 30 novembre 2023.
  4. ^ a b (EN) Auschwitz, su encyclopedia.ushmm.org. URL consultato il 30 novembre 2023.
  5. ^ a b Auschwitz, la fabbrica della morte (video), su Rainews, 21 gennaio 2015. URL consultato il 30 novembre 2023.
  6. ^ a b I campi del complesso in auschwitz.org.
  7. ^ a b (EN) Auschwitz sub-camps, su auschwitz.org. URL consultato il 18 ottobre 2015. La lista dei 45 sottocampi dal sito ufficiale
  8. ^ (EN) First transport of Jews to Auschwitz was 997 young Slovak women and teens, su Times of Israel, 2 gennaio 2020.
  9. ^ (EN) We were joking before the trip, women from the first transport to Auschwitz recall, su spectator.sme.sk, 27 marzo 2017.
  10. ^ (EN) Franciszek Piper, Auschwitz, 1940–1945. Central Issues in the History of the Camp., vol. 3, 2000, pp. 173-174.
  11. ^ (EN) History / Auschwitz Calendar / 1944, su auschwitz.org.
  12. ^ a b Georges Bensoussan, La Shoah in 100 mappe, pag. 166 :«Partiti da Auschwitz il 18 e il 19 del gennaio successivo, 58.000 detenuti iniziarono una terribile "marcia della morte", disseminata di migliaia di caduti per assideramento, fame e esecuzioni sommarie», Gorizia, Leg edizioni, 2016, ISBN 978-88-6102-267-6.
  13. ^ a b Daniel Goldhagen, I volonterosi carnefici di Hitler, traduzione di Enrico Basaglia, Oscar storia, Arnoldo Mondadori Editore, 1997, p. 618, ISBN 88-04-44241-7.
  14. ^ a b John Erickson, The road to Berlin, Londra, Cassell, 2003, p. 472.
  15. ^ a b (ARENFRZHRU) 28th Special Session of the General Assembly, su un.org, Nazioni Unite, 24 gennaio 2005. URL consultato il 27 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2006).
  16. ^ (EN) Special sessions - 28th session, su un.org.
  17. ^ a b (EN) Memorial timeline, su auschwitz.org. URL consultato il 27 ottobre 2015.
  18. ^ a b (EN) Decisions adopted at the 31st session of the world heritage committee (Christchurch, 2007) (PDF), su whc.unesco.org, UNESCO, p. 115. URL consultato il 27 ottobre 2015.
  19. ^ a b (EN) World Heritage Committee approves Auschwitz name change, su whc.unesco.org, UNESCO. URL consultato il 27 ottobre 2015.
  20. ^ a b (EN) Auschwitz Birkenau German Nazi Concentration and Extermination Camp (1940-1945), su whc.unesco.org, UNESCO. URL consultato il 18 ottobre 2015.

Elezioni negli Stati Uniti d'America del 2024

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Le elezioni negli Stati Uniti d'America del 2024 sono sia presidenziali, sia del Congresso federale, sia governatoriali che di varie cariche elettive degli Stati federati, sia di quasi tutte le legislature statali, oltre a diverse elezioni e referendum delle nazioni di nativi americani.

Temi elettorali

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Legislazione dell'aborto nel mondo e negli Stati federati degli Stati Uniti. Nelle varie tonalità di blu gli stati che lo permettono liberamente, nelle varie tonalità calde gli stati che pongono eccezioni crescenti.

Uno dei temi più sentiti è quello dell'aborto, dopo che nel giugno 2022 la sentenza del caso Roe contro Wade del 1973 fu ribaltata con una nuova della Corte Suprema e la materia fatta ritornare nuovamente alla competenza dei singoli stati federati.

Il Partito Repubblicano e il suo leader Donald Trump si sono fatti in parte promotori di Project 2025[1][2], un progetto politico lanciato dal think tank conservatore Heritage Foundation che si propone tra le altre cose di bandire completamente l'aborto a livello federale[3].

Tale piano è stato considerato simile ad Agenda 47, il manifesto elettorale di Trump per le elezioni presidenziali.[4]

L'assalto al campidoglio del gennaio 2021

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Altro tema molto discusso è stato l'assalto al Campidoglio del gennaio 2021 e soprattutto le sue conseguenze a livello giudiziario per Donald Trump stesso, poiché eventuali decisioni delle corti giudiziarie statunitensi avrebbero potuto impedire una sua ricandidatura a future elezioni presidenziali.

Lo stesso argomento in dettaglio: Attacco di Hamas a Israele del 2023 e Guerra di Gaza.
Il frontespizio del documento del Project 2025

Altri temi importanti e discussi sono stati in parte quelli del Project 2025 stesso (accentramento del potere centrale dello stato, rendere politicizzate tutte le strutture e le agenzie amministrative, misure conservatrici in ogni ambito, creazione di uno stato di polizia forte, diminuzione della sanità pubblica e dei relativi programmi di assistenza, depotenziamento del welfare e altro ancora)[1][5][6][7][8][9], sebbene Trump abbia ufficialmente cercato nell'estate 2024 di prenderne in parte le distanze[4].

Un altro tema scottante è l'attacco condotto da Hamas contro Israele dal 7 ottobre 2023 e la conseguente guerra che ne è scaturita, per cui il Partito Democratico e il presidente Biden hanno mostrato meno propensione ad aiutare acriticamente Israele, laddove il Partito Repubblicano e il suo leader Trump hanno proposto addirittura di eliminare la striscia di Gaza e deportarne la sua popolazione.

Situazione politica

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La seguente tabella elenca tutte le elezioni negli Stati Uniti d'America che si devono tenere nel 2024, sia a livello federale che a livello statale e locale:

ANNO 2024
TIPO Elezioni presidenziali
Presidente Elezione
Senato Classe I (33 seggi)
Camera Elezione
Governatore dello Stato 11 Stati / 2 Territori
Vicegovernatore dello Stato 5 Stati / 1 Territorio
Segretario di Stato dello Stato 8 Stati
Procuratore generale dello Stato 10 Stati
Tesoriere dello Stato 9 Stati
Controller dello Stato -
Auditor dello Stato 9 Stati
Superintendent of Public Instruction dello Stato 4 Stati
Agriculture commissioner dello Stato 2 Stati
Insurance commissioner dello Stato 3 Stati
Altri commissari dello Stato 1 Stato
Legislature degli Stati 44 Stati / D.C. / 5 Territori
Board of Education dello Stato 8 Stati / D.C. / 3 Territori
Altre cariche statali, locali e tribali Date variabili

Le seguenti mappe tematiche elencano tutti i collegi elettorali e l'appartenenza partitica di quelli da rinnovare:

Elezioni presidenziali

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Elezioni presidenziali 2024 - candidati
Jill Stein, candidata per il Partito Verde

Quella del 2024 sarà la 60° elezione quadriennale del Presidente degli Stati Uniti.

All'inizio il presidente in carica Joe Biden aveva deciso di candidarsi per un secondo mandato, ma dopo l'attentato a Donald Trump del 13 luglio 2024 e di alcune sfide televisive non rosee, il 21 luglio, anche in seguito a crescenti pressioni nel Partito Democratico[10] e al congelamento di 90 milioni di fondi elettorali da parte dei donatori[11], ha annunciato il suo ritiro dalla corsa alle presidenziali ed espresso il suo sostegno alla vice presidente Kamala Harris.[12]

Elezioni del Congresso federale

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Elezioni congressuali - leader alla Camera
Mike Johnson, leader per i Repubblicani dall'ottobre 2023 e Speaker della Camera (eletto nel 4° distretto della Louisiana)
Hakeem Jeffries, leader per i Democratici dal gennaio 2023 (eletto nell'8° distretto di New York)

Nel 2024 devono essere rinnovati tutti i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti,

Elezioni congressuali - leader al Senato
Mitch McConnell, leader per i Repubblicani dal gennaio 2007 (eletto nello stato del Kentucky dal 1985)
Chuck Schumer, leader per i Democratici dal gennaio 2017 (eletto nello stato di New York dal 1999)

oltre a 33 seggi del Senato (di cui tutti quelli della Classe I, più due di altre classi)[13].

Alcuni degli elementi degni di nota durante il 118° Congresso sono stati la mancata elezione immediata di uno speaker della Camera nel gennaio 2023 e la rimozione di Kevin McCarthy dalla carica stessa il 3 ottobre 2023 a causa di ribellioni interne al gruppo Repubblicano stesso, che lo accusava di essere ancora troppo moderato e non abbastanza di destra[14][15].

AL suo posto è stato eletto il 25 ottobre Mike Johnson, già leader dei Repubblicani alla Camera.[16]

Elezioni governatoriali

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Durante il 2024 devono essere svolte elezioni per eleggere i governatori di Stati federati in 11 Stati e 2 Territori, oltre a diverse altre cariche elettive statali apicali collegate.[17] La maggior parte delle cariche governatoriali da rinnovare sono di forte tendenza Repubblicana e diversi governatori stanno ritirandosi, per sopraggiunto limite di mandati massimi.[18]

Le principali elezioni delle cariche federali e del Congresso si terranno durante un Election Day unificato, che in queste elezioni sarà il 5 novembre 2024.

Per tradizione, in 48 stati federati su 50 si usa il metodo di assegnazione

La seguenti tabelle sintetizzano tutti i risultati elettorali delle principali cariche elettorali e le maggioranze nelle varie legislature federali e statali:

Stati/Territori Indice PVI del 2022[19] Prima delle elezioni del 2024 Dopo le elezioni del 2024
Governatore Legislatura statali Senato Camera dei Rappresentanti Presidenziali.[20] Governatore Legislatura statali Senato Camera dei Rappresentanti
Alabama R+15 Rep Rep Rep Rep 6–1 Rep Rep Rep
Alaska R+8 Rep Coalizione [21] Rep Dem 1–0 Rep Rep
Arizona R+2 Dem Rep Diviso D/I [22] Rep 6–3 Dem
Arkansas R+16 Rep Rep Rep Rep 4–0 Rep Rep
California D+13 Dem Dem Dem Dem 40–12 Dem
Colorado D+4 Dem Dem Dem Dem 5–3 Dem Dem
Connecticut D+7 Dem Dem Dem Dem 5–0 Dem
Delaware D+7 Dem Dem Dem Dem 1–0
Florida R+3 Rep Rep Rep Rep 20–8 Rep
Georgia R+3 Rep Rep Dem Rep 9–5 Rep Dem
Hawaii D+14 Dem Dem Dem Dem 2–0 Dem
Idaho R+18 Rep Rep Rep Rep 2–0 Rep Rep
Illinois D+7 Dem Dem Dem Dem 14–3 Dem Dem
Indiana R+11 Rep Rep Rep Rep 7–2
Iowa R+6 Rep Rep Rep Rep 4–0 Rep Rep
Kansas R+10 Dem Rep Rep Rep 3–1 Dem Rep
Kentucky R+16 Dem Rep Rep Rep 5–1 Dem Rep
Louisiana R+12 Rep Rep Rep Rep 5–1 Rep Rep Rep
Maine D+2 Dem Dem Diviso R/I[23] Dem 2–0 Dem
Maryland D+14 Dem Dem Dem Dem 7–1 Dem Dem
Massachusetts D+15 Dem Dem Dem Dem 9–0 Dem
Michigan R+1 Dem Dem Dem Dem 7–6 Dem
Minnesota D+1 Dem Dem Dem Diviso 4–4 Dem
Mississippi R+11 Rep Rep Rep Rep 3–1 Rep Rep
Missouri R+10 Rep Rep Rep Rep 6–2
Montana R+11 Rep Rep Diviso Rep 2–0
Nebraska R+13 Rep NP/R[24] Rep Rep 3–0 Rep NP/R[25]
Nevada R+1 Rep Dem Dem Dem 3–1 Rep
New Hampshire D+1 Rep Rep Dem Dem 2–0 Dem
New Jersey D+6 Dem Dem Dem Dem 9–3 Dem Dem
New Mexico D+3 Dem Dem Dem Dem 3–0 Dem
New York D+10 Dem Dem Dem Dem 16–10 Dem
North Carolina R+3 Dem Rep Rep Diviso 7–7 Rep
North Dakota R+20 Rep Rep Rep Rep 1–0
Ohio R+6 Rep Rep Diviso Rep 10–5 Rep
Oklahoma R+20 Rep Rep Rep Rep 5–0 Rep Rep
Oregon D+6 Dem Dem Dem Dem 4–2 Dem Dem
Pennsylvania R+2 Dem Diviso Dem Dem 9–8 Dem
Rhode Island D+8 Dem Dem Dem Dem 2–0 Dem
South Carolina R+8 Rep Rep Rep Rep 6–1 Rep Rep
South Dakota R+16 Rep Rep Rep Rep 1–0 Rep Rep
Tennessee R+14 Rep Rep Rep Rep 8–1 Rep
Texas R+5 Rep Rep Rep Rep 25–13 Rep
Utah R+13 Rep Rep Rep Rep 4–0
Vermont D+16 Rep Dem Diviso D/I[26] Dem 1–0
Virginia D+3 Rep Dem Dem Dem 6–5 Rep Dem
Washington D+8 Dem Dem Dem Dem 8–2
West Virginia R+22 Rep Rep Diviso R/I[27] Rep 2–0
Wisconsin R+2 Dem Rep Diviso Rep 6–2 Dem
Wyoming R+25 Rep Rep Rep Rep 1–0 Rep
United States Even Rep Rep Dem Rep
Washington, D.C. D+43 Dem[N 1] Dem[N 1] N.D. Dem Dem[N 1] N.D.
American Samoa N.D. NP/D[N 2] NP Rep N.D. NP NP
Guam Dem Dem Rep [N 3] Dem
Isole Marianne Settentrionali Ind Coalition[28] Dem N.D. Ind
Porto Rico PNP/D[29] PDP PNP/R[30]
Isole Vergini Americane Dem Dem Dem Dem
Stati/Territori PVI Governatore Legislatura statali Senato Camera dei Rappresentanti Presidenziali.[31] Governatore Legislatura statali Senato Camera dei Rappresentanti
Prima delle elezioni del 2024 Dopo le elezioni del 2024
  1. ^ a b (EN) About Project 2025, su project2025.org.
  2. ^ (EN) Conservative Groups Draw Up Plan to Dismantle the US Government and Replace It with Trump's Vision, su Associated Press, 29 agosto 2023 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2023).
  3. ^ (EN) The anti-abortion plan ready for Trump on Day One, su Politico, 3 febbraio 2024. URL consultato il 28 agosto 2024 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2024).
  4. ^ a b (EN) What is Agenda47? A look at Trump's policy plans beyond Project 2025, su USA Today, 19 luglio 2024. URL consultato il 28 agosto 2024 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2024).
  5. ^ (EN) Trump allies prepare to infuse ‘Christian nationalism’ in second administration, su Politico, 24 febbraio 2024. URL consultato il 28 agosto 2024 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2024).
  6. ^ The Permanent Counterrevolution, su The New Republic, 7 giugno 2024. URL consultato il 28 agosto 2024 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2024).
  7. ^ (EN) A look at the Project 2025 plan to reshape government and Trump's links to its authors, su PBS News, 9 luglio 2024. URL consultato il 28 agosto 2024.
  8. ^ (EN) Who's behind Project 2025? Some have racist writings, background, su USA Today, 30 luglio 2024. URL consultato il 28 agosto 2024 (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2024).
  9. ^ (EN) Sweeping Raids and Mass Deportations: Inside Trump’s 2025 Immigration Plans, su New York Times, 5 luglio 2024. URL consultato il 28 agosto 2024 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2024).
  10. ^ Marco Valsania, Biden si ritira dalla corsa e appoggia Kamala Harris: una mossa senza precedenti. La vicepresidente: «Batterò Trump», su Il Sole 24 ORE, 21 luglio 2024. URL consultato il 23 luglio 2024.
  11. ^ Usa 2024, donatori congelano 90 milioni di dollari: “Sarà così finché Biden resterà in corsa”, su Fanpage, 13 luglio 2024. URL consultato il 23 luglio 2024.
  12. ^ Sky TG24, America 2024, Joe Biden si ritira dalla corsa alla Casa Bianca, su tg24.sky.it, 21 luglio 2024. URL consultato il 21 luglio 2024.
  13. ^ (EN) What senators are up for re-election in 2024? State races to watch, su USA Today, 16 febbraio 2024. URL consultato il 28 agosto 2024 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2024).
  14. ^ (EN) House Is Paralyzed as Far-Right Rebels Continue Mutiny Against McCarthy, su New York Times, 27 settembre 2023. URL consultato il 28 agosto 2024 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2023).
  15. ^ (EN) Colorado Rep. Ken Buck one of eight Republicans who helped oust McCarthy as speaker, su Colorado Public Radio, 3 ottobre 2023. URL consultato il 28 agosto 2024.
  16. ^ (EN) Republicans nominate Mike Johnson for House speaker in latest attempt to break GOP impasse, su NBC News, 25 ottobre 2023. URL consultato il 28 agosto 2024.
  17. ^ (EN) 2024 Governors Races: A First Look, su centerforpolitics.org, 19 gennaio 2023. URL consultato il 28 agosto 2024.
  18. ^ (EN) 2024 CPR Governor Race Ratings, su cookpolitical.com, 27 agosto 2024.
  19. ^ David Wasserman, Introducing the 2021 Cook Political Report Partisan Voter Index, in The Cook Political Report, April 15, 2021.
  20. ^ Questa colonna indica il candidato che ha vinto la maggioranza relativa dei voti in un certo Stato federato
  21. ^ Una coalizione di governo è stata formata tra 19 Repubblicani, 2 Democratici e 2 Independenti alla Camera dei Rappresentanti dell'Alaska, mentre una grande coalizione di 9 Democratici e 8 Republicani controlla il Senato dell'Alaska.
  22. ^ Il Senatore Mark Kelly è Democratico, mentre Kyrsten Sinema era stata eletta come Democratica ma si è registrata come Independente nel Dicembre 2022.
  23. ^ Il senatore Susan Collins è Repubblicano. L'altro senatore del Maine, Angus King, è un indipendente che si è alleato con i Democrati sin da quando ha ricoperto la carica nel 2013.
  24. ^ Nonostante la maggior parte dei suoi membri si identifichi come Repubblicana, la Legislatura del Nebraska è ufficialmente apartitica.
  25. ^ Nonostante la maggior parte dei suoi membri si identifichi come Repubblicana, la Legislatura del Nebraska è ufficialmente apartitica.
  26. ^ Il senatore Peter Welch è un Democratico. L'altro senatore dal Vermont, Bernie Sanders, è stato eletto come indipendente e si è alleato con i Democratici sin dal 2007.
  27. ^ La senatrice Shelley Moore Capito è Repubblicana. L'altro senatore dalla Virginia Occidentale, Joe Manchin, fu eletto come Democratico ma si è registrato come Indipendente nel maggio 2024.
  28. ^ Una coalizione di Indipendenti e Democratici controlla la Camera dei Rappresentanti e il Senato delle Isole Marianne Settentrionali.
  29. ^ Il governatore di Porto Rico Pedro Pierluisi è un membro del New Progressive Party, ma è affiliato ai Democratici a livello nazionale.
  30. ^ La commissaria per la Camera dei Rappresentati di Porto Rico, Jenniffer González, è stata eletta come membro del New Progressive Party e si è alleata con i Repubblicani sin da quando è entrata in carica dal 2017.
  31. ^ Questa colonna indica il candidato che ha vinto la maggioranza relativa dei voti in un certo Stato federato

Voci correlate

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